mercoledì 8 febbraio 2012

L'UOMO E LA ...VITTORIA- racconto scritto da Enzo-






Era appena uscita l’infermiera dalla cameretta 41. Ore 9.00 orario di visite. Reparto traumatologia. Con un trench di fustagno sopra un dolce vita e una lunga sciarpa di lana , così era apparsa la donna davanti al lettino del giovanotto a cui avevano ingessato un braccio e applicato un collare al collo.
“Ciao Modi”, come va stamattina?” gli domandò appoggiando una scatola di biscotti in fondo al letto. “Hai dormito bene, stanotte? Hai mangiato tutto? Ti trattano bene? Quell’infermiera bionda mi è sembrata un po’ scorbutica, ieri. Dovrebbe avere un po’ di gentilezza, diamine!” Non ti pare, Modi?" Erano domande a raffiche.
“Ma! stai calma, calma, per favore. Fanno il loro dovere. Quasi tutti sono normalmente gentili, qualcun altro non lo è. Finora tutto bene…mi hanno detto che devo avere…pazienza …che poi tornerò più in forma di prima.”
“Modi, ti ho portato qualcosa da leggere, due riviste e un quotidiano. Ah… qui c’è anche Lo Sport.”
“Grazie Ma, e chiamami Modesto…Modestino, ma non Modi, ti prego. Poi come ‘devo stare’…mi hanno imbalsamato braccia e spalla e se penso al collare mi sento come un mastino napoletano."

“Alle 10.30 verrà tua moglie Vittoria” borbottò la mamma dando un sospiro.
E mamma Clotilde sapeva che c’erano degli attriti tra il figlio Modesto e la moglie Vittoria.
“Mbè, perché dici tua moglie Vittoria come se fosse un terno mancato. Sai bene qual è il suo carattere!”
Mamma Clotilde riprese a mormorare: “E che carattere, quando le vengono i cinque minuti, perde la testa e non connette. Detto questo, strinse le labbra e accostò la sedia al letto.
“Non ricominciare con certi discorsi. Piuttosto come se la cava Tonino con l’officina?”
Lei lo rassicurò: “Direi abbastanza bene. Antonio è bravo, hai un fratello che conosce bene il tuo mestiere, anzi il vostro mestiere. Certo, il lavoro andrà un po’ a rilento, ma se la caverà.”
Modesto sapeva che la mamma aveva ragione e che il fratello conosceva molto bene il lavoro.
“Sai, l’altro giorno stavo facendo un po’ d’ordine nei cassetti della scrivania e guarda cosa ho trovato!”. Estrasse un foglio dalla sua borsetta, lo spiegò ed esclamò calma: “Ero una studentessa liceale quando la lessi per la prima volta. Subito dopo ho detto fra me e me: ‘Caspita, se fossi un padre, questo è il messaggio che lascerei a mio figlio.’” Alzò gli occhi e fissò il figlio, un giovanottone, con un mezzo sorriso: “Modesto, se vuoi, ti leggo un po’?!
“Solo perché mi hai chiamato Modesto” scherzò lui.
“SE” iniziò lei seria.
“Se cosa?”
“SE è il titolo, Modi, ascolta come facevi da bambino quando ti raccontavo le favole e fuori pioveva e i tuoni ti facevano sobbalzare.”
“Si ricordo. Come stavo bene nel letto tra Te e Papà. Mi sentivo protetto. Dai, preferisco che sia Tu a leggere. Se mi appisolo, svegliami.”
E Mamma Clotilde si schiarì la gola, inforcò gli occhiali e lesse come quando intonava le favole.
“Se riuscirai a veder distrutta l’opera della tua vita/e senza dire una parola ricominciare ancora o perdere per un solo colpo la tua ultima partita/ e non avere un gesto o un sospiro per la tua angoscia;...”
“E’ una parola. Come si fa a restare zitto, a non reagire quando tutto quello che hai costruito viene distrutto. Tutto svanisce ed io debbo trovare il coraggio, o la forza, di non provare dolore. E’ ingiusto, penso che nessuno può rimanere senza una reazione devastante.”
“Qui dice…”…ricominciare ancora…”
“E’ tremendamente vero. Bisogna ritrovare la forza di ricominciare. Comincia a piacermi l’argomento. Vai avanti” esortò poi Modesto sfiorando con lo sguardo il viso della madre.
E lei riprese cercando di scandire meglio le parole:…”se poi riuscirai ad amare/ senza farti accecare dalla passione/…”
“Ma, il cuore non è una macchina con cui puoi aumentare o diminuire i sentimenti come per esempio l’Amore. Io non posso dire di ‘innamorarmi’ o di ‘appassionarmi’ di una donna. Oppure vuol dire che uno può innamorarsi e nello stesso tempo dovrebbe contenere la passione? Senza lasciarsi travolgere dalla follia? Qui sono perplesso. Ma l’Amore deve essere spontaneo, forte e libero di esprimersi. Non ti pare?”
Lei convenne e sorrise. Modesto si fermò un attimo ed esclamò: “Ti faccio sorridere!?. Allora dimmi i tuoi pensieri e fai sorridere anche me!"
“Con tuo padre fu proprio così…spontaneo, forte e libero e lo è tuttora. E' tutto per me, è il mio patriarca, il mio principe azzurro, lo risposerei ora anche con la sua chioma bianca e le rughe che tanto dignitosamente porta a spasso…e che per me rappresentano tante decorazioni." Il viso era rivolto al figlio ma lo sguardo era lontano. Mamma Clotilde era seriamente commossa. Tirò un po’ di naso; respirò profondamente. Modesto ascoltò sorpreso e rapito dalle parole della madre. L'ammirò e ancora inebriato, farfugliò: "Sei Grande, sei una moglie stupenda, e una madre ancora più stupenda…che ogni tanto… rompe."
Sorrisero entrambi.
Ora, Ma, vai pure avanti con la lettura." E lei riprese a leggere: ”…ad essere forte senza perdere la tenerezza,/ e, sentendoti odiato, a non
nutrire avversione,/ continuando a lottare per raggiungere la sicurezza;”
“Sapere che qualcuno ti odia non è una bella cosa, è un pensiero tossico che non bisogna ricambiare, ma come è difficile, Ma. E’ una verità cristiana, un vero comandamento. Non ricambiare e…rimboccarsi le maniche e lottare sempre.”
E la mamma: “Difficile e profondamente cristiano ma è così."
La lettura riprese e la voce della donna risuonò decisa e tranquilla nel silenzio della camera.
“…Se riuscirai a sopportare di sapere che le tue parole/ sono state travisate dai malvagi per aizzare gli stolti,/ e se riuscirai a sopportare che la gente menta su di te,/ mantenendoti sempre sincero, su te stesso,/ di fronte a molti,/…”
“Capito, capito tutto. La maldicenza, la diffamazione le malelingue insomma, mi devono lasciare integro nei miei confronti e nei confronti degli altri, ma sai bene che ci sono delle ‘linguacce’ in giro, gente come amici che ti invidiano se la fortuna ti dà uno sguardo.”
Mamma Clotilde gli esclamò un: “Bravo, stai migliorando!”
Risero di gusto entrambi. Lei si versò un po’ d’acqua, bevve, diede un col pettino di tosse e ricominciò a leggere: “…e se riuscirai a rimanere altero, pur nella popolarità,/ e modesto anche quando sarai consigliere del Re/…”
“E’ proprio vero. Ma quanta gente arriva al successo e se ne va ‘di testa’, diventa superba e non riconosce più né parenti né amici. Come ha fatto il geometra …quello che aveva i genitori francesi…non mi viene…che ora è ultramilionario…
Trifò…Fitrò…o come cavolo si chiama!”
“Ah, Truffault. E’ morto l’anno scorso. C’è una causa ereditaria ancora in corso per la questione del figlio nato da una relazione extraconiugale…quella attrice spagnola. Bene Modi, continuo a leggere?”
E Modesto rispose: “A questo punto nulla al mondo mi farà perdere il finale!”
E lei rilassata ripartì con la lettura: “…e se amerai tutti come fratelli,/ senza concedere a nessuno un affetto esclusivo;…”/
Questo è un errore che non commetterò mai. Susanna e Alfredino sono la mia vita e li amerò in maniera uguale senza mai alcuna preferenza. Con gli amici il discorso può avere una gradazione diversa.”
“Mbé, dipende anche dal comportamento ‘reciproco’ che mettono in atto gli amici. E non solo di amici.”
“D’accordo, penso anch’io che sia così. Mi sembra di stare in seduta da uno psicologo!”
Mamma Clotilde ricominciò:” Se aprai meditare…” in quel momento irruppe l’infermiera dai capelli corti e grigi. Una donna corpulenta ma gentile, che non lesinava qualche battutina umoristica. Aveva afferrato le prime tre parole e sorridendo esclamò: “Buongiorno a tutti, dopo l’iniezione vedremo se questo bel giovanotto saprà meditare meglio.” L’iniezione fu fatta. E mentre gli massaggiava il punto l’infermiera declamò: “Signora, suo figlio ha una chiappa straordinaria. E’ da un bel po’ che non ne infilzavo una così.” Lo scroscio di risate infranse il silenzio. La donna e il figlio rimasero di nuovo soli. Lei riprese la lettura:
“Se saprai meditare, osservare e conoscere/ senza mai essere scettico o distruttore,/…” Modesto interruppe: “Riflettere, riflettere e sempre riflettere per conoscere bene le cose della vita. Riflettere significa che non devi dubitare a priori
del pensiero altrui, non diffidare di tutto ma essere disponibile al dialogo con chi ha una cultura diversa dalla nostra.”
“Che bravo, mi stai sorprendendo. Ti sottoscrivo tutto, Modino mio!” La donna era visibilmente lieta. Modesto aveva ventotto anni, ma quel giovanotto era sempre il suo Modino.
“…Se saprai sognare senza fare dei sogni/ i tuoi padroni,/ …”
“E sì, con Vittoria, Susanna e Alfredino io i sogni li faccio eccome!” sbottò lui.
“…e pensare senza esaurire nel pensiero tutte le tue forze,/ se riuscirai a essere determinato, ma non collerico,”/
“Determinato sono io, ma se c’è qualcuno che è collerico non sono certo io, sai bene chi è Ma, col suo temperamento di quei cinque minuti l’ammazzerei! Continua pure, Ma!”
E Mamma Clotilde non se lo fece ripetere: “ e coraggioso, ma mai imprudente,/ e saggio, ma senza essere moralista e miope;/
Modesto la esortò a non fermarsi.
E lei continuò.
“…E se saprai affrontare il Trionfo e la Disfatta,/
E accogliere entrambi questi mentitori con lo stesso animo,/
E se riuscirai a mantenere il coraggio e la ragione,/
quando tutti avranno perso la loro, allora i Re,/
gli Dei, la Fortuna e la Vittoria,/
chineranno la testa davanti a te./
E cosa che vale ancora più dei Re e della Gloria,/
Sarai un Uomo, o figlio.”
"Spero di non lasciarmi mai travolgere né dal Trionfo né dalla Disfatta. Cercherò di essere sempre ragionevole e coraggioso; sono convinto che non é facile ma ti assicuro che cercherò di avere sempre la testa sulle spalle. Perché voglio essere un Uomo secondo la verità di questo messaggio.”
Modesto chiese quel foglio alla madre, lo piegò e lo infilò sotto il guanciale. Allungò il braccio e agguantò la mano della madre, stringendola con calore.
“Ma, non credevo che dopo tanti anni raccontassi ancora favole!”
“Ti è piaciuta, Modi?
“E’ stata la più bella”
Il messaggio è di Rudyard Kipling, scrittore britannico. Vinse il premio Nobel per la letteratura. Era il 1907 e né io né tu eravamo ancora nati."
Guardò l’orologio: erano le 10.20.
“Aspetto che arrivi tua moglie, poi vado via.” Fece una pausa: “Io non riesco a capacitarmi. Non riesco a immaginare come sei caduto.” Glielo chiedeva e lo fissava dritto negli occhi. L’altra mattina, non è che stavate litigando tu e Vittoria?”
“Sì, Ma! Lei si è alzata proprio male l’altro giorno.! Mi diceva che la stavo trascurando… in quel senso lì. Aveva una brutta cera. Continuava a borbottare con rabbia: "Mi trascuri, mi trascuri, te ne rendi conto?"
“Ed è vero?”
“Si, è così. La sera sono talmente stanco.”
“E allora?" Chiese con insistenza la mamma.
“Niente, sembrava che si stesse calmando. Mi ha accompagnato alla porta. Ho sporto la guancia per il bacetto solito come ogni mattina. E lei che fa? Mi dà una grossa pacca sulla spalla. Ho messo un piede in fallo…ed eccomi qui!”
La donna non voleva crederci. Farfugliò un: "No, Domi, ma che stai dicendo? Mi hai detto che… sei scivolato!? E' stata… Vittoria allora! Oh Dio! E' stata lei, tua moglie!? Matto, non sapevo che eri così matto, ora lo so. I casi sono due."
"E' stato un incidente, Ma, un semplice incidente!" La donna mise la mano sinistra sul fianco e con voce leggermente strozzata replicò: " Me lo chiami 'semplice', ma lo vedi come sei combinato. Se invece della pacca ti sferrava un pugno, ora saresti su una carrozzella per invalidi." Modesto, non sapendo cosa dire, cercò di minimizzare: "Un incidente… insomma…può sempre capitare."
Ma Mamma Clotilde gli ricordò delle litigate che ogni tanto accadevano, per lo meno di quelle volte che lui le riferiva. Modesto un po’ a disagio, sbottò: "E' vero, ogni tanto baruffiamo. Però ci vogliamo sempre un gran bene. Lei è fatta così, la conosci ormai. In certi momenti perde le staffe e non connette. "
"Bravo" fece lei "non connette..." e qui fece un pausa cercando il suo sguardo " ma vi volete un gran bene. Ascolta , Modi, a Napoli si dice che i figli sono pezzi di cuore. Tu sei tutto il cuore per me. Che quella lettura ti possa servire non come semplice passatempo ma come regole di vita. La donna, ora calma e tranquilla, gli ripeté di riflettere su quei versi. Poi scandì ancora :
"gli Dei, la Fortuna e la…(fece un piccola pausa) Vittoria,
chineranno la testa davanti a te.
E cosa che vale ancora più dei Re e della Gloria,
sarai un Uomo, o figlio."
Detto questo, la donna si alzò, infilò il cappotto, si avvolse la sciarpa, accarezzò la mano di Modesto e disse: "Verrò domani,. Hai bisogno di qualcosa?"
" Di nulla, Ma! Ti voglio solo dire che tutti i figli dovrebbero avere una mamma come te!"
Mamma Clotilde sorrise con gli occhi lucidi. Infilò la porta e uscì.
In ascensore si riassestò il cappotto e la sciarpa e bisbigliò più volte: "Sarai un Uomo, figlio mio, sarai un uomo!"

(ENZO)

5 commenti:

  1. Un ottimo pezzo di narrativa. Bravo Enzo.

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  2. Più lo leggo e più mi sembra bello. Mamma e figlio in confronto su tutto, con risultati che costituiscono una lezione di vita.

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  3. OGNI MADRE DOVREBBE PARLARE CON I FIGLI DANDOGLI LEZIONI DI VITA, A LORO VOLTA I FIGLI PARLERANNO HAI PROPRI FIGLI E COSI VIA,NESSUNO NASCE IMPARATO LE LEZIONI DI VITA SI APPRENDONO NN SOLO CON LE PROPRIE ESPERIENZE MA ANCHE DALLE PAROLE DEI PIU' SAGGI, COMPLIMENTI ENZO, NELL'OCCASIONE TI FACCIO I MIEI PIU' CARI AUGURI DI BUON COMPLEANNO CIAO. MIMMA

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  4. DUCKY HAI VISTO, ENZO. TI FANNO GLI AUGURI. RINGRAZIA.
    ENZO CERTO, RINGRAZIO PER IL GENTILE PENSIERO. SONO CONTENTO. PERO', QUESTO TEMPO...!
    DUCKY CHE HAI CONTRO IL TEMPO?
    ENZO NON GUARDA IN FACCIA A NESSUNO.
    DUCKY PERCHE', TU CREDI DI ESSERE SPECIALE?
    ENZO ASSOLUTAMENTE NO, PERO' HO FATTO UNA RIFLESSIONE.
    DUCKY TU RIFLETTI PURE, SCOMBINATO!
    ENZO DOMANI SARA' IL MIO COMPLEANNO...TI PREGO NON COMINCIARE CON GLI SFOTTO'. VOGLIO DIRE CHE QUANDO ERO GIOVANE, IL TEMPO NON PASSAVA MAI E NON CI FACEVO CASO. UN ANNO DURAVA TANTO. ORA, PASSATA L'ETA' MEDIA, QUELLA DI DANTE, UN ANNO MI PASSA ADDOSSO...E ME NE ACCORGO...ECCOME!
    DUCKY IL RISCHIO E' CHE ENTRERAI NELLA SENILITA'...E I SENI, QUELLI DELLE "CIUCCIOTTINE", NON AVRANNO PIU' INTERESSE PER TE.
    ENZO SENTI BENE, PSICOLABILE, LA VEDI QUESTA? E' UNA PADELLA NUOVA DI ZECCA. LA POSSO INCIGNARE ORA SULLA TUA CAPOCCIA! PIUTTOSTO, MI HAI PREPARATO IL REGALO?
    DUCKY LO VUOI PROPRIO SAPERE ORA? E' UN LIBRO DI MARCO PACORI: "IL LINGUAGGIO DEL CORPO IN AMORE". SEI CONTENTO? IL TUO DUCKINO, TI SFOTTE, SCHERZA, MA TI VUOLE UN GRAN BENE. GIVE ME FIVE, QUA LA MANO! AUGURI, ENZUCCIO MIO!
    ENZO SECONDO ME, SEI PIU' SCOMBINATO TU CHE IO. MA TI VOGLIO UN GRAN BENE. IO E TE SIAMO UNA COSA SOLA. GRAZIE!
    ENZO-DUCKY

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