mercoledì 18 gennaio 2012

Afghanistan, le donne e l'eredità della guerra.Un'analisi della condizione femminile




 Secondo i dati forniti dal Ministero degli Affari Femminili, il 39% degli studenti della scuola primaria sono bambine e il 25% dei posti di lavoro governativi è ricoperto da donne.
L’Afghanistan inoltre è il paese con il maggior numero al mondo di parlamentari donne, il 27% del totale dei deputati.


Questi risultati, pur reali e non frutto di una stima, non eliminano tuttavia le grandi problematiche che rimangono da affrontare. Solo il 13% delle donne sa leggere e scrivere; i matrimoni forzati e i matrimoni con ragazze minorenni sono prassi comune. L’ l’87% delle donne è vittima di violenza domestica.


La ricerca di ActionAid 1. A dieci anni dall’intervento militare della comunità internazionale in Afghanistan, una recente indagine condotta da ActionAid su un campione di 1000 donne afghane rivela un generale timore da parte delle donne, incluse le attiviste per i diritti umani e le rappresentanti politiche, che i lorodiritti possano essere considerati merce negoziabile degli accordi di pace che tracceranno il nuovo assetto politico del Paese.




Riguardo al proprio futuro, quasi tutte le donne intervistate da ActionAid hanno citato la sicurezza come la loro maggiore preoccupazione, più del reddito, della salute e delle opportunità di lavoro e istruzione. Secondo Selay Ghaffar, direttrice di HAWCA 2, organizzazione partner di ActionAid, da quando nel 2006 l’insurrezione talebana ha guadagnato terreno, la sicurezza nel Paese è peggiorata e i progressi nella condizione delle donne si sono arrestati: “Dopo la caduta dei talebani le cose sono migliorate, ma gradualmente a partire dal 2006 la situazione è peggiorata. I nostri sforzi sono intaccati dalla mancanza di sicurezza e dalla presenza al potere di persone colpevoli di crimini. Alcune scuole frequentate da ragazze sono state chiuse, altre bruciate e molte ragazze hanno subito attacchi con l’acido”.


La lunga strada verso la pace. Cercare di stabilizzare l’Afghanistan vuol dire anche affrontare la questione dei diritti delle donne e ActionAid teme che processi di pace e ricostruzione non inclusivi degli interessi e necessità delle donne possano vanificare gli sforzi della società civile nel contribuire a migliorare la condizione delle donne in Afghanistan.


Il perdurare della violenza contro le donne, sia nella vita privata che nella sfera pubblica, non fa che peggiorare le già difficili condizioni di vita, l’instabilità generale e il permanere del conflitto. Per questo ActionAid lancia un appello al nostro Paese ad avere un ruolo di leadership nella comunità internazionale per assicurare il coinvolgimento delle donne afghane nei processi decisionali che riguardano il futuro dell’Afghanistan e la promozione dei diritti delle donne quale componente di ogni trattativa volta alla costruzione di una pace duratura





Afghanistan, donne in carcere perchè fuggite di  casa





Viaggio nel carcere femminile di Herat. Qui le donne finiscono per il semplice fatto di aver tentato una fuga. Donne di tutte le età che scontano la pena insieme ai propri bambini. Con la telecamera scherzano, sorridono, salutano finché non ci sono uomini in giro. L’atmosfera cambia, infatti, all’arrivo dell’interprete. Fanno fatica a raccontare le loro storie e tutte insieme decidono che quella di una può bastare per tutte. Proprio perché il reato più comune è scappare da casa. Zerminah ha 18 anni, ama la cura estetica e si impegna nel dare lezione di make up alle compagne. Eppure lei ha smesso di curarsi. A cosa serve farlo se non potrà più sposare nessuno? 




... le donne afghane


È molto difficile comprendere come ci si sente ad essere donna a Kabul. Sicuramente molto difficile per noi, donne occidentali, che non facciamo che lamentarci delle - peraltro ingiuste - discriminazioni che tuttora subiamo in certi ambienti di lavoro e in certi strati di società. Quel che accade in Afghanistan è fuori dalla portata della nostra immaginazione e fa gelare il sangue, solo a pensarci.
Per chi non ricordasse cosa significa essere donna sotto il regime deitalebani, ecco un piccolo elenco esemplificativo di divieti. Le donne non possono lavorare. Non possono uscire da casa, se non accompagnate da un mehram (marito, padre o fratello), non possono andare a scuola("i talebani sostengono che le donne hanno il cervello più piccolo degli uomini, e quindi non ne vale la pena"); non possono parlare o dare la mano a uomini che non siano mehram; non possono apparire in tv, né partecipare a riunioni; non possono ridere forte, né indossare abiti dai colori vivaci; devono usare autobus riservati; le finestre delle loro case devono essere oscurate, affinché non possano essere viste dall'esterno. Una donna che non indossa il burqa (o lascia, per esempio, le caviglie scoperte) rischia la fustigazione pubblica, e se ha le unghie dipinte l'amputazione delle dita.
Certo, l'oppressione e la discriminazione nei confronti delle donne è un fenomeno diffuso in tutto il mondo. Così come lo è la lotta della donna per i propri diritti, ma in Afghanistan la battaglia delle donne per l'uguaglianza dei propri diritti, è un'idea troppo stravagante, per poter essere anche solo concepita. In Afghanistan, sotto il regime fondamentalista, le donne dovevano lottare, per essere riconosciute come esseri umani. L'odio nei confronti della donna, come essere subumano, è uno dei principi del fondamentalismo islamico. La situazione delle donne afghane non era mai stata una situazione felice, ma nell'ultima metà del secolo, le cose stavano iniziando a migliorare, soprattutto grazie all'educazione e ai rapidi cambiamenti che stavano avvenendo in tutte le parti del mondo. La consapevolezza che le donne avessero delle potenzialità e fossero capaci di altro, oltre che ad avere figli, stava iniziando ad illuminare le menti degli strati più bassi di questa società, conservatrice e tradizionalista. Ma, con l'avvento dei fondamentalisti, la ruota della storia è stata rimandata indietro di centinaia di anni. Per tutto il periodo, dal 1996 al 2001, nel quale i Talibani sono stati i padroni di Kabul, le donne di ogni età, anche bambine, sono state vittime di un assurdo regime di segregazione, instaurato per legge. Senza diritti. Da esseri invisibili. Ed anche oggi, nonostante il ritorno della democrazia, la strada per l'emancipazione sembra ancora molto lunga, per le donne afghane.
fonte -Il fatto quotidiano/La Repubblica


Annamaria... a dopo






1 commento:

  1. Grande servizio giornalistico. Prendiamone atto e auguriamo alle donne di tutto il mondo un "mondo" di bene.

    RispondiElimina