domenica 5 febbraio 2012

DIRITTI DELLE DONNE: GIORNATA MONDIALE CONTRO LE Mgf


OGGI, 6 febbraio, ricorre la  Giornata Mondiale contro le Mutilazioni
Genitali Femminili (Mgf), riconosciute e
condannate come una gravissima violazione del diritto fondamentale alla salute
e all’integrità fisica di donne e bambine.
Secondo gli ultimi studi le donne nel mondo che subiscono Mgf sono oltre 130
milioni e, nel nostro Paese, come
emerso da una ricerca finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità, sono
oltre 35 mila le potenziali vittime.


Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno vasto e complesso, che include pratiche tradizionali che vanno dall'incisione alla asportazione, in parte o in tutto, dei genitali femminili esterni.

Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi gravi e irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche.

Si stima che in Africa il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano tra i 100 e i 140 milioni. Dati gli attuali trend demografici, possiamo calcolare che ogni anno circa tre milioni di bambine si aggiungano a queste statistiche.

Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in28 Paesi africani, sebbene una parte di esse viva in Asia.

Sono in aumento anche casi simili in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall'Africa e dall'Asia sud-occidentale.
 Dichiarazione delle agenzie ONU sulle MGF 

Pregiudizi alla base delle MGF

 Le mutilazioni genitali femminili (MGF) vengono praticate per una serie di motivazioni:
  • Ragioni sessuali: soggiogare o ridurre la sessualità femminile
  • Ragioni sociologiche: es. iniziazione delle adolescenti all'età adulta, integrazione sociale delle giovani, mantenimento della coesione nella comunità
  • Ragioni igieniche ed estetiche: in alcune culture, i genitali femminili sono considerati portatori di infezioni e osceni
  • Ragioni sanitarie: si pensa a volte che la mutilazione favorisca la fertilità della donna e la sopravvivenza del bambino 
  • Ragioni religiose: molti credono che questa pratica sia prevista da testi religiosi (Corano)

Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).

Ad eseguire le mutilazioni sono essenzialmente donne: levatrici tradizionali o vere e proprie ostetriche.

Le MGF sono considerate un servizio di elevato valore, da remunerare lautamente: lo status sociale e il reddito di chi le compie è direttamente connesso all'esito di questi interventi.  

 Una pratica da condannare senza mezzi termini


L'UNICEF considera le mutilazioni genitali femminili, in qualunque forma, una palese violazione dei diritti della donna

Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla salute, alle pari opportunità, a essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del diritto internazionale
 
Le ragazze che le subiscono sono private anche della capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva

Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose. Le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico (le perdite ematiche sono cospicue) a quello neurogenico (provocato dal dolore e dal trauma), all'infezione generalizzata (sepsi). 

Per tutte, l'evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell'intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue. 

Conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all'infezione da HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.
 fonte Unicef


Maria & Annamaria




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