sabato 25 febbraio 2012

LE NOTIZIE SEGNALATE DA CATERINA -

Schiave del sesso, un business
da cinque miliardi di euro l'anno


A Cipro o in Serbia ci sono le "scuole" dove vengono addestrate alla prostituzione le ragazze che vengono dall'Estremo Oriente, dai Paesi dell'ex Unione sovietica o dall'Africa. Poi le "aste" per aggiudicarsele e "piazze-stage" per testarne la capacità di guadagno. E infine un controllo capillare delle mafie che prevede anche dei chip sottopelle per evitarne la fuga.ROMA  -  Paesi "scuola" dove le schiave vengono parcheggiate e preparate al marciapiede. Paesi "stage" per testarne la capacità di guadagno. Cellulari e microchip per controllare il movimento dei corpi in vendita. Organizzazioni criminali transnazionali specializzate nello sfruttamento della prostituzione. Nuove piazze del sesso a pagamento: dalla strada ai night club, passando per i centri massaggi, fino alle sale Bingo. La fabbrica delle lucciole non si ferma mai, lavora a ciclo continuo adattandosi alle richieste del mercato, alle leggi e perfino alle ordinanze dei sindaci. Cambiano le rotte, ma il business non si arresta. Quali sono i Paesi di transito? Dove si trovano i centri di smistamento? Quale il giro d'affari? 


Outdoor e indoor Gli analisti distinguono così il sesso a pagamento da marciapiede da quello tra quattro mura. "Le ordinanze approvate dai Comuni a partire dal 2008  -  spiega Vincenzo Castelli, presidente di "On the road", associazione di sostegno alle vittime della tratta  -  hanno indotto le organizzazioni criminali a spostare le ragazze dalle strade agli appartamenti". Tanto da far registrare un boom di annunci di prostituzione su Internet ma anche di opuscoli allegati a riviste con offerte di lavoro e immobiliari. Tra i nuovi "luoghi chiusi" le cronache raccontano di un ritorno ai cinema e la novità delle sale Bingo, mentre i centri relax sono da anni una realtà consolidata con un primato di cinesi e tailandesi. Per le associazioni che si occupano delle vittime della tratta questa non è una buona notizia. "La strada è più controllabile  -  sostiene Castelli  -  perché è difficile contattare le ragazze sfruttate negli appartamenti". 


In strada restano per lo più nigeriane, romene e trans sudamericane, spesso anche minori. Lavorano di più e guadagnano meno, come conferma anche una severissima ricerca economica che ha il timbro dell'Università di Chicago e della Columbia University. E, almeno in Italia, rischiano parecchio. Altrove, come per esempio in Austria, secondo i dati di Transcrime, l'indice di violenza è decisamente più elevato in casa.  


Ma nel mercato del sesso i cambiamenti non si fermano qui. Si abbassano i prezzi delle prestazioni: "Abbiamo registrato casi di ragazze nigeriane e cinesi, che occupano il gradino più basso dello sfruttamento, che accettano di prostituirsi anche per cinque euro". E ancora: aumenta il numero di prostitute "consapevoli" di cosa verranno a fare in Italia. "Soprattutto tra le nigeriane e le romene", puntualizza Castelli. I guadagni "facili" restano però un miraggio: il debito con le organizzazioni criminali non si estingue mai e le violenze sono all'ordine del giorno. 


Al contrario, sperava in un lavoro e in una famiglia, Nike Favour Adekunle, partita da Benin City a 19 anni e morta a 20 nelle campagne di Misilmeri, paese alle porte di Palermo. Il suo corpo carbonizzato ha meritato un trafiletto in cronaca nel quale il suo nome non compariva. L'hanno cercata le amiche e i volontari del "Pellegrino della Terra", guidati da un nigeriano che prova a strappare dalla strada le sue connazionali. L'hanno cercata raccogliendo l'appello del fidanzato palermitano che le aveva regalato l'anello risparmiato dalle fiamme e che è servito a riconoscerla. Nike batteva nel parco della Favorita a Palermo ma voleva uscire dal giro. E così, accanto ai sospetti che convergono su un cliente abituale, si affaccia l'ipotesi di una punizione esemplare voluta dai suoi sfruttatori.   


Un business da 5 miliardi Quante siano le prostitute in Italia nessuno lo sa. Si va dalle stime più prudenti dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (da 19mila a 26mila vittime di tratta nel nostro Paese), a quelle di Transcrime (che parlano di un giro d'affari che va dai 2,2 ai 5,6 miliardi annui), fino ad arrivare alle cifre ben più consistenti del Gruppo Abele che parla di 70mila prostitute (non tutte vittime di sfruttamento), per metà straniere e nel 20% dei casi minorenni. Dati in linea con quelli di Escort Italia, gruppo che si batte per la regolarizzazione delle prostitute. Nove milioni i clienti.


Ma al di là delle stime una cosa è ormai certa: la tratta di esseri umani, stando alle analisi del  Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza, "alimenta un mercato illegale" che nel volume d'affari "è dietro solo al traffico di stupefacenti e di armi". Un mercato in continua evoluzione. "In tempi rapidi cambiano i soggetti, i flussi, i mezzi, le destinazioni", ha spiegato al Parlamento già nel 2008, Sandro Calvani, direttore dell'Istituto delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine.


Caterina

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