lunedì 26 marzo 2012

PENSIERO DI OGGI



PENSIERO POSITIVO DI OGGI  


 
gif divertente 


Ho capito che non devo prendere la vita troppo seriamente
Download gratis gif animate divertenti: clicca con il tasto destro del mouse sulla gif animata e scegli "salva immagine con nome" 

si ride, si piange


la barzelletta del giorno

Il cane che insegue il gatto..

 

Un cane insegue un gatto...dopo un pò il gatto si nasconde in un buco...il cane fa miaoooo miaooo e il gatto salta fuori , se lo mangia ed esclama: se al giorno d'oggi non sai 2 lingue non mangi! 



Pasqua a rischio per i gatti: il giglio fiore simbolo della festa è tossico



Gatti e piante non vanno proprio d'accordo: se non sono i primi a distruggere le seconde, sono queste a cercare di avvelenare i gatti.

E la primavera non è certo il periodo migliore da questo punto di vista: l'arrivo della bella stagione col suo sbocciar di fiori e germogli in ogni dove, riaccende inevitabilmente anche la passione per orti e giardini o piccoli "angoli verdi" da tenere in casa. Ma la primavera è sinonimo anche di Pasqua, e uno dei fiori simbolo della festa è, guarda caso, tra i più tossici per i nostri gatti. Stiamo parlando del giglio. La varietà più candida, il Lilium Candidum (o giglio bianco) è tra i fiori più gettonati per un dono in questo momento dell'anno. La sua bellezza elegante e candida ispirano infatti un senso di purezza ineguagliabile. Tuttavia, quando si tratta di piante e fiori "non tutto è come sembra". E così anche il bello e puro del giglio rischia di finire con estrema frequenza nelle case di ignari proprietari di gatti, proprio nei giorni di festa.


Ecco perché anni fa l'Animal Poison Control Center americano (ASPCA) ha lanciato una campagna nazionale che ogni anno a primavera torna per informare il pubblico circa i rischi associati ad alcune varietà di giglio comune (Easter lily) per la salute degli animali domestici e dei gatti in particolare. Vediamo cosa rischiano e cosa fare in caso di ingestione.


TANTI COLORI MA UN SOLO RISCHIO. Va detto che di gigli ne esistono diverse specie e non tutte sono tossiche. Il giglio glorioso (o rampicante) non è pericoloso. Mentre lo sono molto il "Lilium Candidum", il Lilium tigrinum, a sfumature rosa, gialle e piccole macchie nere e il Lilium regale, bianco con sfumature rosa oppure gialle, l'Hemerocallis, il Lilium Orientalis, il Lilium Longiflorum, il Lilium Speciosum, il Lilium Lancifolium, e in generale i gigli asiatici. Tuttavia è bene considerarle tutte potenzialmente tossiche, anche perché sono molte e non è sempre facile distinguerle per l'occhio non esperto. E pensare che è un fiore simbolo di purezza pure in ambito artistico e religioso.


SIMBOLO DELLA PASQUA. Il motivo per cui parliamo ora della tossicità delle specie del genere Lilium non si lega, infatti, solo alla primavera e allo sbocciare di piante e fiori che porta con sé, ma anche al simbolismo religioso che fa del giglio bianco in particolare un protagonista indiscusso della Pasqua. 

Nella tradizione ebraica e cristiana, il giglio era sinonimo di gioventù, verginità e fertilità. Con l'avvento del Cristianesimo, la varietà dal fiore bianco (Lilium candidum) che sbocciava nella tarda primavera e fioriva in estate, diventò simbolo di castità, purezza e virtù, e fu quindi strettamente associato alla Vergine Maria e a numerosi Santi martiri, tra i quali Sant'Antonio da Padova, protettore del matrimonio e patrono della procreazione, rappresentato con questo fiore in mano in nome della sua purezza, nel corpo e nell'anima, e della battaglia che condusse contro il demone fin dall'infanzia e San Giuseppe che venne raffigurato tradizionalmente con Gesù Bambino in braccio, mentre teneva in mano un bastone da viandante dal quale sbocciavano dei gigli bianchi, l'unico fiorito miracolosamente tra quelli posti sull'altare, e quindi decisivo per designare lo sposo di Maria, secondo quanto tramandato dal Protovangelo di Giacomo. 
I tre petali del giglio vennero, inoltre, ritenuti simbolici anche delle tre virtù - fede, speranza e carità - e quindi allusivi alla Sacra Trinità. Simbolo della Passione di Cristo sulla croce e della Santa Rinascita nella primavera della Pasqua cristiana, il giglio fu considerato candido quanto era puro il Salvatore e simile alla tromba dell'Angelo Gabriele che gioioso annuncia la Resurrezione per la sua forma a cono. Lo stesso simbolismo religioso del giglio rimase anche in pieno Medioevo, ma con alcune varianti. In alcune opere d'arte religiosa di quest'epoca comparve, infatti, anche il giglio nelle tonalità arancio acceso e rosso brillante che incarnavano l'amore di Dio, anche se talvolta la varietà in giallo venne identificata con la luce divina e quella in viola come sinonimo di umiltà e di castità. Ma era comunque comunemente condivisa l'interpretazione secondo il linguaggio dei fiori per cui il giglio bianco - sinonimo di innocenza, purezza, rettitudine, fede, santità - venne inserito in numerosi quadri per rappresentare la Madonna e l'Angelo dell'Annunciazione nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento. 'L'Annunciazione' - tempera all'uovo su tavola a lunetta dipinta da Fra Filippo Lippi negli anni 1450-1453 - presentò le due figure di profilo. Maria era seduta a testa china, in segno di umile accettazione, nel porticato di un giardino all'italiana recintato e raccolto, conosciuto come 'hortus conclusus' per pregare, simbolo artistico della Sacra Verginità perpetua. Un vaso con gigli bianchi, come quelli in mano all'Angelo Gabriele, si stagliava in primo piano sulla balaustra in pietra. Persino Leonardo e Botticelli al culmine del Rinascimento non sfuggirono al richiamo simbolico del Lilium candidum. Il primo  dipinse ad olio e tempera l'Annunciazione' (ca. 1472-1475) dell'Angelo Gabriele che recava il messaggio divino in uno scenario all'aperto, reggendo un giglio bianco con la mano sinistra, simbolo di purezza, mentre con la destra benediceva la Vergine Maria. Sandro Botticelli raffigurò invece, il giglio ne 'L'Annunciazione' (1489-1490), una tempera su tavola ambientata in uno spazio interno, seguendo la tradizione. Pare che la Chiesa cattolica romana avesse adottato questo fiore per rappresentare la Beata Vergine Maria sia per il candore dei petali, indicativi di tanta purezza, sia per il colore dorato diffuso al loro interno, che rimandavano a valori supremi. Ma, secondo un'altra versione, questo significato religioso conclamato del giglio in rapporto alla Madonna avrebbe compreso anche il profumo del fiore quale riferimento alla divinità, lo stelo per la fede e le foglie per l'umiltà.


TOSSICITÀ. Quale che siano le vere ragioni dietro il simbolismo religioso del giglio, è fuor di dubbio che si tratta di una pianta tossica per gli amici gatti. I primi sintomi si manifestano entro 1-2 ore dall'ingestione con vomito, malessere, apatia e mancanza di appetito. Successivamente il vomito scompare anche senza intervento medico, ma gli altri sintomi si aggravano e nel giro di 36-72 ore compaiono polidipsia e letargia. È la spia del danno renale indotto dalla tossina della pianta e se non si inizia subito la terapia, si arriva presto all'insufficienza renale acuta che diventa presto irreversibile e letale, anche se si ritiene che già un ritardo dell'inizio del trattamento di sole 6 ore dall'ingestione possa ridurre al lumicino le speranze di guarigione completa.


DIAGNOSI E TRATTAMENTO. Si tratta di una situazione molto grave contro cui il veterinario può solo cercare di sostenere la funzionalità renale, in modo che la tossina in circolo possa essere smaltita con la speranza che non si sia arrivati troppo tardi. La diagnosi si basa essenzialmente sulle informazioni che gli fornirete voi, l'esame clinico e i test biochimici su sangue e urine che evidenziano la presenza e l'entità del danno renale. Il vomito in realtà è un sintomo molto aspecifico e potrebbe essere legato a problemi di cattiva digestione, ma se per qualsiasi motivo sospettate che il vostro gatto possa essere entrato in contatto con una pianta tossica, o è sfuggito al vostra attenzione per diverso tempo, per cui non potete essere sicuri del contrario, non esitate a correre dal veterinario, in modo che, una volta accertata la diagnosi di avvelenamento, possa iniziare con la terapia di supporto a base di liquidi per via endovenosa e protezione del tratto gastrointestinale.


PREVENZIONE. Come vedete, di antidoti non ce ne sono per questo tipo di avvelenamento. L'unica arma che abbiamo per proteggere i nostri gatti dal pericolo di morte per ingestione di gigli o sue parti, è la prevenzione tenendo queste piante fuori dalla sua portata, che - mi dispiace dirlo perché è una pianta che amo moltissimo - vuol dire fuori da casa nostra.

(fonte Gattivity) 




Annamaria... a dopo







1 commento: