lunedì 12 marzo 2012

A SIMONA ATZORI PRIVA DI BRACCIA





Chissà chi ti volle così
E così nascesti…priva di braccia

I primi strilli
Le prime poppate
Senza poterti aggrappare al seno

Il primo sguardo
La prima volta
Abbagliata dal sole

La prima volta
Che hai visto
I bracci inerti di una camiciola

La prima lacrima
Asciugata con un piede

La prima parola
Scritta con un piede

La prima volta
Che inciampasti

E tante…tante volte!

Un giorno ti chiedesti:
“Come?”
“Perché?”
Non avesti risposta
Se non dal silenzio!

Simona Atzori
Non potrai mai
Abbracciare il tuo amato

Io, sgomento, sento la grevità
Delle parole
Come se un macigno
Si fosse appollaiato
Sulla mia anima

Simona,
ti ho vista in TV
danzare come una libellula
ti ho vista dipingere
tenendo il pennello
fra le dita di un piede
e ho trattenuto il respiro
e…sorridevi sorridevi:
non hai smesso di sorridere
come se avessi vinto
un prezioso trofeo.

Io, irriducibile testardo,
mi sono chiesto, anch’io:
“Come?”
“Perché?
Forse è privo di braccia
Anche il tuo angelo
Ma tu in compenso
Possiedi il modo sublime di sorridere
E con i tuoi sorrisi
Spargi, come una Dea seminatrice,
il coraggio di vivere.
Sgomento, io
Sento…il cuore che stringe
E l’anima che si rinnova


ENZO



Simona Atzori nonostante sia nata senza braccia è diventata una ballerina e pittrice di fama internazionale, raggiungendo traguardi prestigiosi grazie alla sua forza e determinazione. 36 anni, milanese, è anche molto impegnata nel sociale.
Dopo la toccante poesia di Enzo, vi propongo un intervista rilasciata da Simona circa  un anno fa



. La vita con lei è proprio così benigna, nonostante la sua particolarità?
Credo che la vita più che benigna sia una grande sorpresa di emozioni e di colori, che mi piace affrontare con il sorriso, non esclusi i colori più scuri. Fin da piccola ho scoperto  di avere due mani che però sono in basso, cioè i miei piedi, quando tutti gli altri le mani le hanno in alto. Ho dovuto inventare una vita tutta mia. Così hanno dovuto fare  anche i miei genitori. Ma non sento di avere qualcosa in meno. Dio è un pittore perfetto. Se mi ha disegnato così è perché lo ha voluto.
Come fa a  mangiare e  scrivere, a svolgere  le mansioni che sono proprie delle mani?
Con le mie mani basse: i piedi mi permettono di camminare, ma sono anche le mie mani, con essi mangio, scrivo, mi trucco, faccio tutto.

Anche guidare  la macchina?
Certamente. Questo è stato un traguardo molto importante per me. I limiti assolutamente non mi appartengono. Quando trovo un limite cerco sempre di superarlo.
E’ dunque vero che la diversità contiene  potenzialità immense!
Assolutamente sì. Ma credo che questo valga per tutti, perché tutti siamo diversi l’uno dall’altro. Le diversità sono ricchezze. Penso sempre come sarebbe un mondo dove fossimo tutti uguali, e credo che probabilmente un mondo così non potrebbe esistere. E’ dalla diversità che nascono le cose più belle.
Diceva che Dio ha un disegno su ciascuno;  quanto le è costato acettarlo?
Non più di quanto avviene con gli altri, per tanti motivi. Primo perché i miei genitori mi hanno accettata come un dono; non mi hanno mai fatto sentire diversa per il fatto di essere nata senza braccia. Quando cresci in una famiglia così ti senti giusta, ti senti bella, ti senti amata, e questo ti fa sentire importante per il modo come sei. Poi ho un’altra grande fortuna: un carattere ottimista. Vedendo le cose in positivo la vita diventa più facile. Poi ho dovuto affrontare i giudizi degli altri sulla mia diversità che, costituendo per me  la normalità, non mi sono pesati.
Si è, però, mai chiesta il motivo perché Dio l’ha fatta diversa?
Ho sempre creduto che Dio mi ha voluto così non per errore. Ciò mi ha aiutato a scoprire gradualmente il bisogno di partecipare agli altri il dono ricevuto attraverso la danza, la pittura, il modo di comunicare. Svegliarmi tutte le mattine dicendo: “Ti ringrazio Signore per il dono grande che mi hai fatto”, e comunicare agli altri questa positività, è motivo del mio essere credente.
So che manifestò questa fede  anche a Giovanni Paolo II nel regalargli un ritratto che lei stessa  aveva fatto!
E’ vero. Quello è stato uno degli incontri più belli della mia vita. Avevo 17 anni, ero nel pieno della mia freschezza. Ebbi la percezione di trovarmi di fronte a un uomo che aveva la capacità di scrutare i cuori. Il suo sguardo, il suo sorriso, mi ha dato una forza che  non è mai venuta meno. Per questo sono stata tra coloro che hanno gridato “Santo subito”. 
Il primo maggio  sarà beatificato! Non gli ha mai chiesto un miracolo?
Mai. Quell’incontro è stato già un miracolo, mi ha dato la capacità di ringraziare sempre il Signore per il dono della vita.
Che dire della danza e  dei suoi balletti con Roberto Bolle, il primo ballerino della Scala. È stato facile arrivare a tanto?
Credo che di facile ci sia poco nella vita, perché le grandi soddisfazioni si ottengono con il sacrificio dopo averle sognate. Ho sempre desiderato diventare una danzatrice, anche quando tutti mi dicevano che per una ballerina senza le braccia non era il caso. Però ci ho creduto con la semplicità che mi caratterizza. Ho salito uno per uno tutti i gradini della danza  senza voler dimostrare niente a nessuno, ma solamente perché sentivo che questa era la mia strada. E i riconoscimenti sono venuti, perché la gente ha visto nei miei movimenti la gioia che provoca grandi emozioni. Anche Roberto Bolle ha la stessa  filosofia della vita. Ballare con lui è stato un grande piacere.
Con la danza è arrivata anche in Kenia!Questo viaggio è stato per me un’esperienza straordinaria, qualcosa di talmente bello che ancora oggi, guardando le foto, mi sembra un sogno. Attraverso la Fondazione Fontana  ho danzato nell’università e nel carcere di Niaruri. Ho scoperto quanto la vita abbia un altro sapore in Kenia, dove si vive  senza filtri, dove il riso è riso e il pianto è pianto.
A quale scopo è andata in Kenia?
Sono andata in qualità di testimonial della Fondazione Fontana. La loro Comunità Saint Martin, che è a Niaruri, si occupa di bambini malati di Aids, di ragazzi con disabilità, di bambini di strada. In Kenia, attraverso la danza e gli incontri, ho avuto modo di far conoscere il mio modo di concepire la vita, ho  scoperto l’importanza che la Fondazione Fontana attribuisce a  “fare comunità” con la gente bisognosa.
Cosa risponde a chi, soprattutto per email, Le chiede aiuto, conforto, nelle difficoltà della vita?
Dico sempre a tutti di amare la vita, di considerala come un dono e di sforzarsi di capire in quale forma essa può diventare un valore. Giovanni Paolo II diceva una cosa meravigliosa: “Prendete la vostra vita fra le mani e fatene un capolavoro”.
Mi accorgo che lei lo ha preso in parola! Ma ora quale altra barriera le resta da  abbattere?
Mi piacerebbe che la gente vedesse in me una donna, una ballerina, una pittrice, una persona che ama la vita. Mi piacerebbe che tutti mi considerassero per quello che sono e che ho, non per quello che pensano che mi manchi.
Si sente fortunata!Molto, perché dalla mia parte ho la forza di amare la vita.
Vito Magno


Leggo sul suo sito: “Sorrido vivendo, sorrido amando, sorrido dipingendo e danzando”


4 commenti:

  1. Grande Simona. E' poco dire che ci sei a tutti d'esempio. Il tuo sorriso ci indica un cammino d'amore.

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  2. CHE DONNA!Mi hai fatto vibrare tanto che ho composto, dedicandola a Te, una poesia. C'è una tale sensazione di divinità e saggezza umana nelle tue parole che sono rimasto "sventagliato" dentro. Una particolare frase mi ha scosso benevolmente: ...se dio mi ha voluto disegnare così...": e la tua accettazione come un fatto di Fede. Simona, sei un esempio di divina sublimità. Mi hai moltiplicato il coraggio di vivere. Un grazie immenso con inchino.
    ENZO

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  3. Un'ancora per chi , in condizioni decisamente più favorevoli, si abbatte sotto il peso degli eventi quotidiani, se solo risultano più difficili del consueto da affrontare. Grazie Enzo per aver dato voce alle nostre emozioni. Maria.sa

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  4. Mi scuso e mi prostro: tolgo dio e inserisco Dio. Mi sono distratto!
    ENZO

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