domenica 3 giugno 2012

SALVIAMO TELEJATO !


Telejato è una tv antimafia siciliana, di Partinico. L'emittente di Pino Maniaci ( tv a conduzione familiare molto seguita) rischia lo spegnimento perché il passaggio al digitale terrestre è previsto solo per quelle commerciali, che hanno come editori società di capitale. Per salvarla basterebbe un emendamento alla legge sulla assegnazione delle frequenze. Intanto mi associo con l'appello  dei liceali bolognesi...


Il telegiornale dura due ore: un record che gli conferisce di diritto il titolo di telegiornale più lungo d’Italia. Un record che però adesso rischia di fermarsi. A fine giugno, infatti, con lo switch off, anche la Sicilia passerà al digitale terrestre. Solo che nella norma che regola lo spegnimento dei canali in analogico c’è una piccola falla: il passaggio in digitale è previsto soltanto per le televisioni commerciali, quelle che hanno come editori società di capitale, bilanci in regola e dipendenti assunti.
In Italia però la vecchia legge Mammì aveva creato anche un altro tipo di emittenti: quelle comunitarie, ovvero le tv onlus di associazioni, movimenti e partiti politici. In tutto sono circa duecentocinquanta, non hanno dipendenti e devono avere un bilancio in pareggio: per loro la finanziaria del 2011 (agli articoli 8,9,10) non prevede la possibilità di passare dall’analogico al digitale. In una parola dovranno cessare le trasmissioni. Anche Telejato è una televisione comunitaria, una onlus nata come emittente di Rifondazione Comunista e poi rilevata nel 1999 daPino Maniaci, ex imprenditore edile con la perenne sigaretta in bocca. “Anche Telejato secondo questa legge dovrà spegnersi – racconta Maniaci – Il primo luglio noi non dovremmo esistere più. Non capisco come sia possibile che oggi io ho una televisione e domani lo Stato me la chiude, senza neanche dirmi il perché”.
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L'appello di Pino Maniaci


Per salvare la televisione di Maniaci e tutte le altre emittenti comunitarie basterebbe in effetti fare un semplice emendamento alla legge sulla assegnazione delle frequenze televisive. E in effetti nei mesi scorsi una proposta di emendamento era stata presentata da alcuni senatori e deputati del centro sinistra. “E’ un emendamento che ci salverebbe perché il 30% delle frequenze assegnate alle televisioni locali dovrebbero andare alle televisioni comunitarie. Se questo emendamento venisse approvato allora le tv comunitarie riusciranno a salvarsi, altrimenti tutte le 250 emittenti chiuderanno per sempre i battenti. A rischio è la stessa libertà di stampa. Solo che il termine per presentare domanda di assegnazione delle frequenze digitali è scaduto lo scorso 20 aprile e ancora quest’emendamento non è stato neanche presentato”.
Per salvare Telejato si sono messe in moto una serie di associazioni riunite in comitato. “Abbiamo scritto ai presidenti delle camere, al presidente del Consiglio anche a Napolitano che ha risposto di non avere poteri in merito. L’unica speranza sarebbe quell’emendamento ma sembra che ci stiano prendendo in giro. Ad oggi, se la legge non viene modificata entro il 30 giugno 2012, Telejato dovrebbe chiudere”. Dovrebbe? “Si dovrebbe, perché io mi rifiuto di chiudere. – risponde Maniaci -Passerò al digitale, non rispetterò la legge, ora mi pare che si chiami disobbedienza civile. Se vogliono chiudermi devono venire a farlo con la forza: voglio vedere i carabinieri che staccano la spina e io che la riattacco”. E cosa faranno invece la stragrande maggioranza delle altre televisioni comunitarie? “Sono quasi tutte della chiesa – risponde pronto Maniaci – quindi o sono già passate su satellite o in qualche caso hanno già deciso di chiudere. In Sicilia sono circa 40 le televisioni comunitarie e visto che lo Stato da un piccolo contributo per staccare la spina hanno già deciso di spegnersi da sole”.
Da 13 anni in quel lembo di terra sassosa tra Palermo e Trapani Pino Maniaci fa capolino nelle tv di 25 comuni. Ha collezionato più di 200 querele, la maggior parte da Antonina Bertolino, padrona dell’omonima distilleria: alla duecentesima citazione per danni è andato davanti lo stabilimento e si è spogliato nudo. Poi ha racimolato una denuncia per esercizio abusivo della professione: il presidente dell’Ordine Enzo Iacopino chiuse un occhio e lo iscrisse all’albo dei pubblicisti, sottolineando che “per fare il giornalista non occorre il tesserino’’. Nel suo palmares ha accumulato poi una serie di intimidazioni: dall’auto bruciata fino all’aggressione subita da Michele Vitale, figlio allora minorenne del boss mafioso Vito Vitale, che tentò di strozzarlo con la sua stessa cravatta senza successo. Le lettere anonime ovviamente non si contano: l’ultima la mostra in diretta “è arrivata stamattina – dice estraendo un foglio dalla tasca – c’è scritto che devo andarmene da Partinico altrimenti agiranno in altri modi”. Di certo dal primo luglio a Partinico potrebbe non esserci più Telejato.
Fonte "il fatto Quotidiano


Questa lettera sta circolando ora nei licei bolognesi, e via via in molte altre scuole. La trovate anche su diecieventicinque.it, la testata bolognese della rete dei Siciliani. “Dieci e venticinque”, il nome del sito, a Bologna vuol dire qualcosa. Bologna che resiste, Bologna allegra e dura, Bologna di tutti noi.
La legga, Signor Presidente. Qua dentro c’è l’Italia che vogliamo.
Rispettosamente,
Riccardo Orioles
Egregio Signor Presidente,
ragazzi di tutt’Italia si rivolgono direttamente a Lei, quale massimo rappresentante dello Stato, per trovare una voce all’onda di rancore che sta seppellendo la nostra generazione.
Per l’importanza del documento che Le sottoponiamo, ci auguriamo caldamente che riterrà di renderne note alla Nazione le parole più significative.
Il cuore della presente lettera consiste senza dubbio di un proposito di natura pratica. D’altro canto, la sua causa profonda sta nell’impotenza in cui siamo costretti dalle attuali democrazie rappresentative, sta nell’angoscia di agire, e nella consapevolezza di vivere, proprio per quei principi di progresso che, sebbene continuamente negati da squallore e ottusità, trainano la civiltà europea da che si aprì la ricerca per un criterio di giustizia. E, in verità, il cuore amaro della nostra lettera sta proprio nel valore dell’educazione, della scuola, modello di vita e di politica.
In principio vorremmo tuttavia parlarLe dell’episodio che è stato l’innesco del nostro movimento, e degli interventi che ci siamo auspicati sarebbero seguiti all’appello. Nel corso di un viaggio d’istruzione in Sicilia, all’interno di un itinerario organizzato dall’associazione “Addiopizzo“, alcuni di noi, tra cui i redattori della presente, hanno conosciuto la piccola realtà di Telejato, una rete televisiva comunitaria totalmente dedita all’erosione del potere mafioso. Attraverso lo scherno dei miti e dei bassi modelli dell’illegalità, Telejato ci ha stupiti per determinazione, costanza, per la volontà ferma di migliorare il territorio, e di essere efficace. Valore, l’efficacia, che stiamo lentamente dimenticando, essendo ormai i cittadini italiani abituati a delegare le responsabilità, a lasciare il proprio dovere civico in eredità ad anonime reti amministrative.
Il confronto con Pino Maniaci, proprietario di Telejato, curiosamente, anzichè vertere su temi riguardanti la Mafia in modo specifico, si è concentrato proprio su questo, cioè sulla possibilità dell’individuo di partecipare al bene comune.
Certamente non tutti possono gestire televisioni antimafia, ma l’antimafia vera e propria è forse quella che si crea a partire dall’onestà e dall’interesse per il territorio dei singoli: questa la conclusione cui eravamo insieme giunti, e che, in parte, aveva placato l’insoddisfazione di vederci come al solito disincantati spettatori degli equilibri di potere.
Siamo stanchi, Signor Presidente, di essere disincantati. La conoscenza degli istinti meschini che sembrano dirigere la storia oramai non può più rassicurarci. Quello che le generazioni che ci hanno preceduto ignorano, è che il nostro disimpegno non è stato dovuto a stupidità o leggerezza, ma piuttosto al cinismo nato dalla lucida osservazione della realtà, e dall’abitudine alla sconfitta. Tuttavia, per l’improvvisa incombenza di un disastro sul nostro futuro, quello della crisi, quello di un’inadeguatezza di tutte le istituzioni vigenti – da quelle ideali a quelle concrete – a fronteggiare un passaggio di epoca, guardarvi serenamente non ci è più possibile.
Quando al termine dell’incontro siamo venuti a sapere che Telejato avrebbe chiuso il 30 giugno, al momento dell’entrata in vigore del digitale terrestre in Sicilia, nuovamente siamo rimasti a bocca aperta: nuovamente, le maglie della burocrazia, addirittura le leggi dello Stato sembravano soffocare l’impegno civile da cui esse stesse erano nate. Proprio allora la figlia di Maniaci, Letizia, coraggiosa, rinomata giornalista, è sgattaiolata tra di noi per uscire dallo studio televisivo, a capo chino, come cercando di non farsi notare. Proprio lei che, così giovane, riprende gli scoop e rende possibile il servizio di informazione di Telejato, incurante del rischio che grava sulla famiglia. Per quell’esempio di modestia e di abnegazione in quel momento siamo esplosi in un applauso, ritenendo d’altra parte che null’altro avremmo potuto fare, che le nostre azioni corrette non sarebbero bastate, che Telejato avrebbe chiuso, qualunque cosa ne pensassimo: che il fatto sia giusto o che non lo sia.
Ora, la riflessione che vogliamo proporre alla Nazione è in merito al significato della parola “politica”. In fondo, l’antimafia è politica. Poichè, se si considera la Mafia come quel fenomeno sociale di affidamento del territorio a interessi esclusivamente patrimoniali, l’antimafia è quel dovere di amore per il territorio, per la Nazione, per la propria comunità, che va ben oltre gli egoismi di parte. E se un certo amore per il bene comune è un dovere civico, allora certamente l’antimafia è politica: perchè non dimentichiamo che “politica” non significa insieme di partiti, lotta di classi o di capitali, ma “questioni della vita cittadina”, e che un tempo aveva traduzione “Res Publica”, e che ora, estesisi i nostri Stati da città a popoli interi, trova significato come “vita comunitaria”. Questa la nostra convinzione.
Quale comunità giovanile avremmo potuto chiederLe in merito a giustizia, meritocrazia, rottura delle briglie della finanza, Unione Europea, e a tante delle idee che animano i nostri dibattiti. Invece, La preghiamo di garantire una qualche forma di sopravvivenza a Telejato.
Da atti concreti, mirati vorremo ripartire, e fatti significativi. Riteniamo che dare vita a Telejato, come emittente di diverso genere oppure riservando una percentuale di frequenze alle reti comunitarie, sia oggi, proprio oggi, una priorità. Riteniamo sia questo il momento giusto – il momento di scarse risorse – per investire sullo spirito comunitario, e che solo in questo modo avremo un’occasione per salvare l’Italia, armonizzare l’Europa e governarla.
Infine, per lo meno, La preghiamo di tutelare la famiglia che di Telejato costituisce l’esistenza.
Noi siamo nati da quella famiglia. Se l’Italia ha come nucleo fondamentale la famiglia, allora è in una famiglia che costruisce i valori civici dell’Italia che la Nazione trova le proprie radici. Siamo cresciuti in un sistema di principi tipicamente familiari, nonchè nella nozione di lavoro come riscatto dell’uomo dall’assoggettamento alla sua fame, e alla sua voracità, per i simili che ama. Purtroppo, questi capisaldi della nostra società civile, abbandonati da molte famiglie, li hanno raccolti soltanto le scuole, realtà che sono state volutamente avulse dal potere ma che, lo si voglia o meno, hanno formato i nostri ideali. E noi riteniamo sia maturato il tempo per cui quegli ideali, dalle famiglie che resistono all’istruzione che li alimenta, passino finalmente al potere effettivo, al potere politico.
Se verrà salvata Telejato e la sua famiglia, si darà un significato alla nostra educazione politica, unica fonte della Nazione stessa. E vedremo fin dove le istituzioni che politiche sono dette, nate per unirci, siano voci della Nazione, e dunque avverse alla Mafia.
1. Liceo Galvani, BO
2. Liceo Minghetti, BO
3. Liceo Fermi, BO
4. Liceo Righi, BO
5. Liceo Copernico, BO
6. Liceo Sabin, BO
7. Istituto Laura Bassi, BO
8. Liceo Manzoni, BO
9. I.I.S. Bartolomeo Scappi, Castel San Pietro Terme (BO)
10. Liceo da Vinci, Casalecchio di Reno (BO)
11. Istituto Giordano Bruno, Budrio (BO)
12. Liceo Mattei, San Lazzaro di Savena (BO)
13. Liceo Tassoni, MO
14. Liceo Parini, MI
15. Liceo Marco Polo, VE
16. Liceo Gioberti, TO
17. Istituto Baldessano-Roccati, Carmagnola (TO)
18. Liceo Cascino, Piazza Armerina (EN)
19. I.I.S. Marzoli, Palazzolo sull’Oglio (BS)
20. Consulta Provinciale Studenti di Brescia


Annamaria... a dopo



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