venerdì 21 dicembre 2012

2012: DODICI MESI DI BOLLETTE SALATE




Il 2012 è stato un anno in cui, almeno secondo quanto stimato dal la Federconsumatori, si saranno spesi quasi 2.400 euro per i principali servizi. I 2.390 euro in questione, infatti, si riferiscono all’energia elettrica, all’acqua, al gas e ai rifiuti. Imbarazzante il confronto con lo scorso anno, considerando che il rincaro è stato di ben 237 euro!

Il caro bollette ha di fatto ridotto drasticamente i consumi, visto che molti cittadini non sono più in grado di far fronte a simili aumenti. Ma andiamo per ordine e analizziamo bolletta per bolletta.

Energia elettrica.
Per un consumo medio l’anno di 2.700 chilowattora, la spesa del 2012 sarà di 504 euro, sessantasette in più rispetto al 2011 (+15,3%).

Gas.
Il consumo medio preso in esame dall’associazione dei consumatori è di 1.400 metri cubi di metano: la bolletta sarà di 1.299 euro, con un aggravio di 140 euro e oltre dodici punti percentuali di differenza.

Acqua.
L’ipotesi è quella di consumo medio annuo di duecento metri cubi: con un valore del genere, la bolletta arriverà fino a 346 euro, venti in più dello scorso anno (+6,1% per la precisione).

Rifiuti.
Gli aumenti sostanziosi sono anche quelli della bolletta dei rifiuti, Tarsu (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani) o Tia (Tariffa di Igiene Ambientale) che si tratti: l’aumento di spesa sarà pari al 4,1%, per un totale di 241 euro.


TARES , LA NUOVA TASSA DEL 2013


Se il 2012  sarà ricordato come l’anno delle tasse , il 2013  non inizia sotto auspici migliori. Tra le novità fiscali delle quali avremmo fatto volentieri a meno troviamo  anche  la Tares, (la nuova tassa sui rifiuti )che, insieme all’IMU, per la quale ci sono alle viste alcune modifiche, sarà certamente l’imposta che più di tutte graverà nei nostri bilanci. È dunque il caso di prendere subito dimestichezza con questo nuovo salasso che, secondo stime condotte dalla Uil, peserà in media  circa 350 euro a famiglia, con un aggravio di 80 euro rispetto all’anno scorso.

Cosa si paga
La nuova Tares non servirà più ai Comuni per coprire solo le spese per la gestione dei rifiuti. Non a caso infatti l’acronimo sta per Tassa per rifiuti e servizi. Oltre all’immondizia dunque, i sindaci da questa imposta dovranno trarre i fondi per la gestione dell’illuminazione pubblica, delle strade e di tutta una serie di altri servizi. La conseguenza più immediata è che, come detto, il valore della Tares sarà superiore a quanto pagato finora per la Tarsu e la Tia, le due imposte che nei Comuni servivano appunto a coprire fino a oggi i costi per lo smaltimento dell’immondizia. Si stimano aumenti medi del 14-15%, con punte massime, calcolate sempre dalla Uil, a Matera +39,5%, Bari +30% e Milano +20%.

Perché si paga di più
Ma le ragioni che porteranno le amministrazioni comunali ad aumentare i valori della Tares rispetto alle vecchie Tarsu e Tia discendono da un altro motivo fondamentale. D’ora in poi infatti i Comuni saranno tenuti a coprire in maniera integrale le spese sostenute per la gestione dei rifiuti. Sembrerebbe un’ovvietà, ma in realtà nell’80% dei Comuni ciò finora non avveniva. E gli sforamenti di gestione ricadevano sulle spalle del bilancio statale. Ora questo non sarà più possibile, e tutti i sindaci dovranno ricavare dalla Tares le risorse per il corretto smaltimento dei rifiuti.

MA QUANTE TASSE PAGANO GLI ITALIANI?
Come si calcolerà la Tares
Il procedimento fa riferimento in linea di massima a quanto avveniva già per Tarsu e Tia. Ossia si adotteranno valori medi di produzione dei rifiuti, calcolati con criteri diversi ovviamente per famiglie e imprese, e saranno rapportati alla superficie degli immobili in cui le famiglie vivono, o in cui le aziende svolgono la propria attività. I coefficienti determinati si applicheranno all’80% della superficie totale, andando a determinare il valore finale dell’imposta. Da notare che i Comuni potranno poi applicare una sovrattassa da 30 a 40 centesimi per metro quadro, un valore che naturalmente le singole amministrazioni calcoleranno in base alle proprie esigenze, come sopra rilevate. Nella determinazione delle superfici degli immobili da tassare si farà riferimento ai valori finora utilizzati per Tarsu e Tia, in attesa che il catasto aggiorni i propri valori e li comunichi in via ufficiale ai vari Comuni.

Quando si paga
Una volta che la tassa andrà a regime sarà possibile pagarla in quattro rate: a gennaio, aprile, luglio e dicembre. Per il 2013 in via eccezionale, è stato annullato il primo versamento e quindi si inizierà a pagare da aprile. Tra l’altro sempre per l’anno prossimo in attesa che i singoli Comuni decidano le proprie tariffe di maggiorazione, ci si dovrà comportare come per le aliquote dell’IMU: si pagheranno gli acconti sulla base delle tariffe base, mentre a dicembre ci sarà il saldo riferito alle decisioni adottate dalle singole amministrazioni. Infine, per gli anni a venire, i sindaci potranno anche variare le scadenze dei pagamenti e sarà consentito a chi lo vorrà di pagare il tutto in un’unica soluzione a giugno.

Novità per l’IMU
In riferimento infine alla tassa sulla casa, l’imposta più odiata dagli italiani, sono state introdotte due novità per l’anno prossimo, la seconda delle quali per una volta a favore dei contribuenti. Il gettito complessivo dell’Imu 2013 infatti andrà interamente ai Comuni. Le amministrazioni locali però, nella definizione delle aliquote sulla seconda casa, non potranno superare il tetto massimo dello 0,96%, ossia un risparmio per i cittadini di uno 0,1% rispetto all’anno in corso, quando si poteva arrivare infatti fino a 1,06%. Si tratta di certo di un’inezia, ma di questi tempi non si può che rallegrarsene.


Fonte-Federconsumatori

Annamaria... a dopo

1 commento:

  1. Grazie a te, Annamaria, delle informazioni, e grazie a chi di dovere per l'inventiva.

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