domenica 17 marzo 2013

GIORGIO LA PIRA, UN UOMO CHE VEDEVA LONTANO.




Esempio unico di impegno morale e intellettuale per un’azione politica concreta a sostegno dei bisogni essenziali e primari della persona.

La vita.
CASA NATALE- POZZALLO-RG

 Giorgio La Pira nasce a Pozzallo (Ragusa) nel 1904. Arriva a Firenze nel 1924 come studente di Diritto Romano, di cui successivamente diviene professore. In quel primo periodo fiorentino nasce l'esperienza della Messa di San Procolo rivolta ai poveri. Nel 1946 fu eletto all'Assemblea Costituente dove diede un contributo decisivo alla stesura dei primi articoli della nostra Costituzione, quelli fondamentali per l'impronta personalista. Rieletto deputato, entrò al governo al Ministero del lavoro con Fanfani. Nel 1951 divenne Sindaco di Firenze, carica che ricoprirà, salvo brevi interruzioni, fino al 1965.


Difese con energia i più deboli della città, i senza casa, i diritti dei lavoratori. Promosse i «Convegni per la pace e la civiltà cristiana», che si svolsero dal 1952 al 1956 con la partecipazione di uomini di cultura di tutto il mondo e, dal 1958, i «Colloqui mediterranei» per la riconciliazione tra le religioni della «famiglia di Abramo». Nel 1959, primo uomo politico occidentale a superare la «cortina di ferro», si recò in Russia creando un ponte di preghiera, unità e pace tra oriente ed occidente.


Fu sempre legato alle suore di clausura, informandole e coinvolgendole nelle sue molteplici iniziative attraverso la preghiera, che considerava anche come forza, la più grande, di efficacia storica e politica. Visse gli ultimi anni della sua vita fra i giovani, continuando a lavorare per la pace e l'unità dei popoli a tutti i livelli. Morì a Firenze il 5 novembre 1977. Il 9 gennaio 1986, nella Basilica domenicana di San Marco, nel cui convento aveva a lungo vissuto, è iniziata la fase diocesana del processo di beatificazione.

Pensiero e curiosità.

La vita di La Pira offre aspetti di grande fascino: è un uomo che ha saputo parlare con i grandi della terra, è stato amico di papi e cardinali, aveva corrispondenze con re e capi di stato; ha dato un contributo determinante alla stesura della Costituzione italiana, ed è stato il primo politico occidentale a varcare la "cortina di ferro", in piena guerra fredda, invitato dal sindaco di Mosca. Ma non ha mai dimenticato, nel suo impegno di amministratore, le esigenze e i bisogni della città, si è speso in ogni modo per i poveri, i senzatetto, i disoccupati. Il suo stile di vita sobrio, quasi ascetico, unito a una carica dirompente di simpatia, ne fanno una figura di grande attualità. Giovanni Paolo II lo ha definito una "figura esemplare di laico cristiano", additandolo a esempio per tutti i sindaci d'Italia; il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, ha espresso pubblicamente l'augurio di poterlo annoverare presto tra i santi della Chiesa fiorentina.

A Montecitorio è stato collocato un suo busto tra i "padri fondatori" della Repubblica italiana. aspetto fondamentale dell'esperienza lapiriana è l'impegno per la pace. La sua teoria è che la guerra è uno strumento superato, inutile, che deve lasciare il posto alla diplomazia internazionale. In piena escalation nucleare, va in giro per il mondo, invitato a parlare a Parigi, Mosca, New York, per dire che gli stati non devono costruire missili, ma astronavi; finanziare progetti di sviluppo per eliminare la povertà, e non piani militari. A Firenze organizza i convegni internazionale sulla pace, e poi i "Colloqui mediterranei" per mettere in dialogo cristiani, ebrei e musulmani.

La pace tra Francia e Algeria nasce nei corridoi di Palazzo Vecchio a Firenze. Nel 1955 porta a Firenze il sindaco di Mosca, e lo fa incontrare con Dalla Costa: la foto del sindaco comunista che bacia l'anello a un cardinale fa il giro del mondo. Nel 1959, invitato a ricambiare la visita, va a Mosca dove incontra Krusciov. Davanti al Soviet Supremo parla di pace nel nome di Gesù, e invita a "tagliare il ramo secco dell'ateismo di stato". Anni più tardi Gorbaciov dirà pubblicamente che la figura di La Pira ha avuto un ruolo fondamentale nel cammino del regime comunista verso la perestroijka.

Nel 1965 un altro "viaggio impossibile", stavolta in Vietnam: è l'unico uomo politico che Ho Chi Min accetta di incontrare, in un disperato tentativo di mediazione con gli Stati Uniti, destinato a fallire. Molto importante è anche la sua azione in Medio Oriente, di mediazione tra Egitto (tra i suoi grandi amici c'è il presidente egiziano Nasser) e Israele. Scrive anche ad Arafat, che all'epoca si delineava come leader palestinese, sollecitando la nascita di due Stati distinti. Nel 1956 porta alcuni esponenti cristiani, ebrei e musulmani a pregare insieme sulla tomba del comune patriarca Abramo.

Giorgio La Pira sarà il Testimone che le diocesi della Toscana proporranno al Convegno ecclesiale di Verona. La scelta della Toscana è caduta sul "Sindaco Santo" su proposta della Conferenza Episcopale Toscana nella riunione del Comitato preparatorio regionale (di cui fanno parte il vescovo di Pescia Giovanni De Vivo, monsignor Andrea Drigani, Enzo Cacioli, Anna Catarsi) con i responsabili delle varie diocesi.

LA SCELTA
Di Giorgio La Pira

"Non è consentita al Cristiano nessuna neutralità.
Se c'è un male, egli deve intervenire per porre riparo,
per quanto è possibile, agli effetti dannosi del male
Perché altrimenti che senso avrebbe il precetto dell'amore?
Se scorgo il fratello ferito dai ladroni,
io sono tenuto a piegarmi amorevolmente
presso di lui: devo intervenire 
per riparare alle conseguenze dell'odio.
Cristo è intervenuto nel dramma doloroso dell'uomo:
ed ha pagato questo intervento redentore 
con il sacrificio della croce."



Uno scorcio importante ma dimenticato su Giorgio LA PIRA.

L’On.le Nicola Pistelli, membro del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana , muore il giovedì 17 settembre 1964. Il Consiglio Comunale di Firenze, diciotto giorni dopo la dolorosa scomparsa di Pistelli, su proposta del Sindaco Giorgio La Pira, in data 5 ottobre 1964 delibera, con la n. 5555/710/C, l’assunzione in gestione diretta delle Imposte di Consumo, II.CC., (Dazio), e conseguentemente la fine dell’Appalto delle stesse II.CC. alla Società Trezza S.p.A. con sede in Verona. La Soc. Trezza aveva in appalto anche Palermo e, ovviamente, anche tutti i Comuni limitrofi di Firenze, eccetera. Tale delibera era però già stata voluta da Nicola Pistelli prima della sua tragica morte e di cui forse aveva accennato anche in occasione dell’ultimo CONSIGLIO NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA a cui partecipò. 
Le Imposte di Consumo, corrispondenti all’attuale I.V.A. sulla cessione di beni, rappresentavano, e di gran lunga, la fonte di entrate più cospicua dei Comuni ed erano, per i Comuni, di carattere autonomo. Il Prefetto di Firenze, con decreto datato 21/12/1964, n. 7264, ANNULLAVA comunque la delibera del Consiglio Comunale del 5/10/1964 n. 5555/710/C voluta da La Pira. La Giunta in data 15/1/1965, n.383, autorizzava però il Sindaco La Pira ad impugnare il decreto di annullamento del Prefetto. Il Sindaco impugna dunque il 16 Gennaio 1965 il decreto del Prefetto n. 7264 davanti al competente MINISTRO DELLE FINANZE – Roma – e glielo invia, materialmente, in data 18 gennaio 1965. Durante i mesi dall’ottobre ’64 al gennaio ‘65 il Sindaco La Pira era stato ancor più pesantemente attaccato dalla stampa e da alcuni gruppi di potere, proprio per la sua decisione di voler gestire direttamente le Imposte di Consumo (Dazio). Non lo si vuole ammettere ma a me risulta così. Infine il Sindaco viene costretto a dare le dimissioni il 14 febbraio 1965: cioè prima dello scadere di un mese dalla ricordata impugnazione. 
Durante il 1965 la Democrazia Cristiana decide di proporre a Sindaco di Firenze Piero Bargellini procedendo però ad una ‘democratica’ votazione fra gli iscritti i quali potevano scegliere, o di accettare Piero Bargellini, oppure, eventualmente, di riproporre Giorgio La Pira. Nella sezione di SANTA CROCE, strapiena di iscritti e intitolata a Nicola Pistelli, Giorgio La Pira, al momento del ricordato ‘ballottaggio’, ottenne sintomaticamente solo due voti: quello di Giovangualberto Ceri e del segretario di sezione Beppe Manzotti. I rimanenti iscritti votarono tutti per Piero Bargellini. Il Ceri da quel momento non rinnoverà più la tessera del partito D.C. Stranamente i Lapiriani, dopo la morte del Professor La Pira avvenuta il 5 novembre 1977, saranno, o chi aveva votato contro La Pira, o chi non aveva partecipato a quella tragica e decisiva votazione perché non riteneva decoroso essere iscritto alla D.C. 
L’avvocato Franco Pacchi dello PSIUP, su pressione del P.C.I. e anche di Giovangualberto Ceri, chiese durante il Consiglio Comunale di Firenze del 14 luglio 1967 che la delibera di Gestione diretta delle Imposte di Consumo venisse riproposta, ridiscutendola. La discussione avviene il 21 luglio 1967 e verrà riportata anche da ‘La Nazione’ del 22 luglio 1967. In data 4 settembre 1967 la soc. Trezza crea dei problemi a GIOVANGUALBERTO CERI che cerca di difendere la delibera La Pira (Cfr. il giornale ‘l’Unità’ del 5 settembre 1967 – cronaca di Firenze con un pezzo intitolato “RAPPRESAGLIA ALLA TREZZA” ). Questo problema si risolverà solo con la RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1° GENNAIO 1973 e con il D.P.R. 26 ottobre 1972, n.649. Da notare però che nell’ultima riunione dell’A.N.C.I. prima della Riforma Tributaria, avvenuta a Viareggio nel 1972, fu sintomaticamente caldeggiata l’imposta I.C.O., appaltabile, al posto dell’I.V.A non appaltabile. Perché? 
Di tutta la questione era stato però bene informato da molto tempo l’Arcivescovo di Lucca, MONS. ENRICO BARTOLETTI, Segretario Generale della C.E.I. e grande amico di papa Paolo VI, di Giovangualberto Ceri e di La Pira. Anzi all’inizio era stato mons. Bartoletti a sollecitare Giovangualberto Ceri a darsi una mossa e a prendere una posizione più chiara contro gli appalti del Dazio. E Giovangualberto, da quel momento, non si fece attendere, a volte però rimproverando mons. Bartoletti di averlo sollecitato ad entrare in un ingranaggio mille volte più grande di lui e anche dello stesso Giorgio La Pira. 
Con l’ I.C.O. la possibilità delle tangenti, che si stimavano in cifre assai considerevoli, sarebbe rimasta. Questo è il punto. Meno male che tale progetto di legge non andò avanti per far posto all’I.V.A. non appaltabile. Monsignor Bartoletti, anche pensando a La Pira e al Ceri, per chi scrive, dette un suo importante contributo alla soluzione del problema che, strategicamente, si protrasse però in silenzio per diversi anni dopo l’entrata in vigore della Riforma tributaria (1° gennaio 1973). 

Firmato- Giovangualberto Ceri




Per chi volesse approfondire la storia  di questo grande uomo suggerisco questo librocurato da Carmelo Vigna e Elisabetta Zambruno, pubblicato dalla casa editrice AVE

“Giorgio La Pira: un San Francesco nel Novecento”.




La Pira reca a tutti il messaggio di una libertà spirituale inaudita. Non fonda alcun ordine religioso, non prescrive niente di determinato. Nessuna pratica particolare, nessuna vocazione specifica, nessun luogo sacro. Solo la vocazione a voler bene a tutti gli uomini nella forma più radicale e universale, senza discriminazioni di alcun tipo. Per lui, come per San Francesco, ogni posto è Gerusalemme, ogni uomo è fratello. La grandezza della sua figura deve essere forse ancora misurata e capita.
Un ritratto a tutto tondo della personalità di La Pira, uomo di pace evangelica, attraverso una lettura lapiriana delle Scritture e il profilo di La Pira mistico, La Pira politico, La Pira romanista e La Pira tomista.
Infine, un resoconto dettagliato e rigoroso degli studi su La Pira ci aiuta ad amare questo maestro di libertà di spirito e a comprendere come egli sia stato anzitutto un uomo santo.



Chiudo  con 
una bellissima frase di Giorgia La Pira , il "sindaco santo". Egli affermava: «Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa "brutta"! No: l’impegno politico – cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti, a cominciare dall’economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità».

Annamaria... a dopo

1 commento:

  1. Ti sono grato, Annamaria, per questo servizio su Giorgio La Pira, di cui dobbiamo essere orgogliosi, come italiani, ed in particolare come siciliani. Giorgio viva!

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