sabato 20 aprile 2013

OGGETTI SMARRITI NEL TEMPO N. 2 - Caffettiera Napoletana


MACCHINETTA DEL CAFFE’ ALLA NAPOLETANA





“ Ci prendiamo un caffè? “Quante volte ripetiamo queste parole : espressione tipica della cultura alimentare del nostro Paese.
  

Gustare un buon caffè è un’abitudine consolidata, tanto nelle case quanto negli ambienti di lavoro, per puro piacere o anche solo come pretesto per un momento di pausa e socializzazione.
Chi ha viaggiato all’estero sa bene quanto sia impresa ardua trovare un buon espresso, in paesi lontani dalla nostra tradizione. Il successo del caffè è legato al suo esser divenuto un vero e proprio rito, che abbina al piacere di bere una bevanda amata, la possibilità di socializzare, di instaurare nuove relazioni interpersonali, di intensificare i rapporti umani, facendo circolare sensazioni, emozioni, idee.
Nella tradizione italiana, riguardo alla degustazione, esistono essenzialmente due tendenze di pensiero, la “napoletana” e la “palermitana“.
La napoletana dice che bisogna bere prima del caffè un bicchiere di acqua, per pulire la bocca e assaporare appieno l’aroma; la palermitana invece prevede il bicchiere di acqua dopo il caffè, in modo da pulire la bocca dal sapore leggermente aspro che lascia il caffè stesso.
Prima dell’avvento della caffettiera cosiddetta “moka“,



la caffettiera più adoperata per uso casalingo era la “napoletana”: indimenticabile il monologo di Eduardo de Filippo nella sua opera teatrale “Questi Fantasmi” del 1945.


Ecco come Eduardo, descrive al suo immaginario dirimpettaio la preparazione del caffè con la caffettiera napoletana:
«Sul becco io ci metto questo "coppitiello" di carta ... il fumo denso del primo caffè che scorre, che è poi il più carico non si disperde. Come pure ... prima di colare l'acqua, che bisogna farla bollire per tre quattro minuti, per lo meno, ... nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata, ... in modo che, nel momento della colata, l'acqua in pieno calore già si aromatizza per conto suo.» 

N.B. Il “coppetiello” è un cono di carta cerata posto sul beccuccio della macchinetta, proprio per trattenere l’aroma del caffè.



A casa mia la “napoletana” è stata presto sostituita dalla moka : solo andando dai miei nonni, ricordo che essa ha resistito strenuamente prima di essere messa da parte dalla “figliola” tanto più rapida. Ero invece stupita dall’attaccamento che il papà di una carissima amica ha avuto fino a pochi anni fa, per la classica preparazione che gli consentiva di avere a disposizione per tutto il giorno la preziosa bevanda. Ho avuto però sempre il dubbio che riscaldare il caffè facesse male alla salute . . . ma si trattava di una errata convinzione : probabilmente fa male esclusivamente al sapore, che potrebbe divenire sgradevole !
Ecco dunque un altro oggetto della memoria, praticamente andata in pensione, anche se la nostalgia di certe atmosfere hanno spinto alcune case produttrici a riproporla in versioni più moderne solo nell’estetica e nei materiali.


Altre “nemiche”della caffettiera napoletana, uno dei tanti simboli della città, che stanno lentamente conquistando anche le case dei napoletani  sono le eleganti macchine per l’espresso dal costo sempre più abbordabile
Eppure  l’uso della cosidetta “napoletana” non è affatto complesso, basta fare soltanto un pò di pratica all’inizio; il gusto invece è decisamente diverso da quello di un espresso o di un caffè preparato con la moka ma, trattando di gusti si entra nell’ambito strettamente soggettivo e quindi ognuno ha il proprio giudizio.
La sensazione personale di chi continua ad usarla, è che si ottiene un caffè da un gusto più “rotondo” e leggermento più “lungo” rispetto alla moka, meno aromatico dell’espresso, ma più complesso... difficile spiegare un gusto a parole, la cosa migliore è provare, poi riprovare più volte per fare esperienza nell’uso.
Riguardo i tempi di preparazione, decisamente la caffettiera napoletana è quella che richiede il maggior tempo di preparazione, maggiori impegno e dedizione : a proposito di riti !!!
La “Napoletana” ha origini antiche che si fanno risalire quasi a quando dal Medio Oriente attraverso la Turchia nel 1645, è giunto fino in Italia l’uso della bevanda del caffè in Europa.


La Caffettiera fece la sua prima comparsa a Napoli, realizzata nel lontano 1691 da un certo  Du Belloy e la sua costruzione fu affidata ai maestri lattonieri di uno dei vicoli più celebri “ Rua Catalana”.
Il vicolo resiste intatto ancora oggi al centro della città ed i maestri lattonieri anche, ma non producono più la mitica Napoletana; vi è però un piccolo e curioso museo, dove il celebre Architetto Riccardo Dalisi da anni celebra con successo il lato artistico e culturale di questo oggetto, fino a fare ottenere alla simpatica forma della caffettiera, l’ambito premio design del “Compasso D’oro”.
La caffettiera napoletana ha rischiato di scomparire sacrificata alla velocità, ma resiste grazie a quelli che la considerano una opportunità per regalarsi con gusto un po’ del bene più prezioso: il tempo.



Fare il caffè con la Napoletana non è affatto complicato, e dalla infusione si ottiene un gusto molto più complesso di qualunque altro, più amabile e persistente al palato, e soprattutto intervenendo sulla quantità di polvere (ma anche sulla macinatura) si potrà ottenere una bevanda estremamente personalizzata o più adatta ai vari momenti della giornata : bastano pochi ma importanti accorgimenti:
- usare un caffè macinato per la napoletana, che deve essere molto fine. La fortuna
  sarebbe avere nelle vicinanze una torrefazione a cui fare la richiesta.
- riempire la caldaia dell’acqua fino a mezzo centimetro sotto al forellino
- riempire generosamente il filtro del caffé compattando la polvere con un cucchiaino
  e poi fare sulla superficie un paio di foretti.
- girare la caffettiera quando dal forellino fuoriescono le prime gocce d’acqua che inizia a bollire
- ruotare in un solo colpo secco afferrando la caffettiera per i due manici : durante
  tale operazione è normale che esca uno zampillo d’acqua dal forellino.
- dopo la rotazione, chiudere il beccuccio col “coppetiello”, per trattenere l’aroma del
  caffè durante i 4-5 minuti necessari per il filtraggio.
Se vorrete il caffè molto caldo, potrete mettere la vostra napoletana su uno scaldino a candelina come quelli per il thè e attendere che tutta la colata scenda. 
È sicuro che i momenti più piacevoli saranno quelli dell’attesa, da soli o chiacchierando con i vostri ospiti, avvolti dal profumo delle preziose essenze.

Buon caffè e buon divertimento . . . da Maria !





. . . e speriamo che abbiate ottenuto un buon caffè e non una . . . ciofeca !!!





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