giovedì 16 maggio 2013

HO VISTO UN FILM . . .



CLOUD ATLAS


Vi avevo promesso le mie impressioni su un film che avevo intenzione di vedere proprio in questi giorni . . . ed eccomi qui a condividerle con voi.                                                                                                          
Vi assicuro che decidere di andarlo a vedere è stata cosa non facile, ma la curiosità e la grande attrazione che il cinema esercita su di me ha prevalso.                                                                                               
Perché tutta questa indecisione ? Per prima cosa la durata : 172 minuti!                                                                                          
Immaginavo già di uscire dalla sala ancora in posa da “seduta”, con l’impressione di non avere più l’uso delle gambe!                                                                                                                                                      
E invece, devo dire che le 3 ore sono fluite senza lasciare traumi di alcun genere . . . eh eh eh .


Eccovi una scheda sintetica di questa “smisurata” produzione.
Regia :  Andy Wachowski, Lana Wachowski, Tom Tykwer
Interpreti : Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Susan Sarandon,
                   
Hugh Grant, James D’Arcy, Zhou Xun, Keith David
Genere : Fantascienza
Soggetto : dal romanzo di David Mitchell
Sceneggiatura : Andy Wachowsky, Lana Wachowsky, Tom Tykwer
Paesi : U.S.A. - Germania – Singapore – Hong Kong 2012
Durata : 172 minuti


Cloud Atlas significa “L’Atlante delle Nuvole” ; i sei protagonisti vivono in punti e momenti diversi del mondo e del tempo, eppure fanno parte tutti di un unico schema.
Nel corso di 500 anni le loro esistenze si troveranno legate dal filo sottile e inestricabile del caso; le conseguenze delle loro azioni e delle loro scelte si ripercuotono le une sulle altre attraverso passato, presente e futuro.
Le loro anime si spostano come nuvole, passando dal corpo di un notaio americano di metà Ottocento, giunto su un’isola del Pacifico per assistere ai tragici effetti del colonialismo, al giovane musicista che s’insinua nell’esistenza di un celebre compositore tra le due guerre mondiali. Da un’intrepida giornalista che indaga sull’omicidio di uno scienziato antinucleare in piena guerra fredda, a un editore inglese in fuga dai creditori nella Londra anni Ottanta, sino a un clone schiavizzato nella Corea del prossimo futuro, per arrivare infine all’alba del nuovo mondo, all’indomani dell’Apocalisse, e al suo primitivo e stupefatto abitante.
I sei personaggi si trasformano, vivendo avventure incredibili in un affascinante viaggio nella Storia del genere umano nella quale le azioni e le conseguenze delle nostre vite si intrecciano attraverso i secoli, mentre le nostre anime mutano cambiando per sempre il nostro destino.
Non viene trascurato nessun aspetto della “unanimità”, come uno dei personaggi del lontano futuro definisce il genere umano.                                                                                                                         
Razzismo, sesso, omosessualità, etica professionale, giornalismo reale, estro musicale, invidie, prevaricazioni, segregazione, crudeltà : tutti i sentimenti positivi e negativi, un’apoteosi di sapori, colori e atmosfere che emoziona, stordisce e finisce dove tutto era iniziato.                                                                                                               
Inizialmente il pensiero di seguire lo sviluppo di un fantaromanzo, eccessivo anche per quanto irresponsabilmente è costato (100 milioni di dollari ),
mi ha fatto temere un presuntuoso tentativo di stupire, appassionare, travolgere con gli effetti speciali degli eventi che si svolgono nel futuro (2144).
Questa parte in effetti è stata quella che meno mi ha coinvolto, ma ciò perché la fantascienza non è proprio il genere che preferisco.
Nel complesso l’insieme funziona, c’è genialità e infantilismo, fascino e disgusto; da recensioni lette, alcuni hanno addirittura dichiarato di averlo visto in due volte, non so se per non rimanere troppo tempo in un ambiente chiuso, piuttosto che per il timore di tornare a casa con la testa in fiamme !!
Io ho apprezzato la sorprendente compattezza, sia a livello visivo che sul piano narrativo, ho rilevato qualche atmosfera già vista in cult quali Blade Runner e Matrix.
Quello che mi trovo a condividere è la parabola unitaria sui destini degli esseri umani che si intrecciano nel tempo, ritrovandosi al punto di partenza : in effetti il film si apre e si chiude con la stessa scena . . . e non è un caso, né mancanza di fantasia!





. . . sempre buona visione a tutti da . . . Maria !

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