lunedì 7 ottobre 2013

MEDIASET (BERLUSCONI) E IL NUOVO SPOT ISTITUZIONALE




E' da qualche settimana che sulle reti mediaset mandano di continuo uno spot , tipico da campagna elettorale, nel quale si esalta l' azienda mediaset perche' offre un servizio gratuito e da lavoro a tanta gente.

Tralasciando il fatto che senza Berlusconi e mediaset non ci sarebbe stato il duopolio e sicuramente più pluralismo, il fatto che venga mandato in onda da molte settimane fa pensare che Berlusconi avesse preso da tempo la decisione di far dimettere in questi giorni i suoi. 
Dunque, i suoi "servi" perché fingono di cadere dalle nuvole?...

Se non ci fosse stata Mediaset quella gente lavorerebbe in imprese che si sono fatte le ossa con le loro forze, senza aiuti di Craxi e governi vari.  Un impero basato sul furto, l'evasione fiscale ...ha paura che glielo abbattano, ecco perche' inizia a lavorarsi i...fessacchiotti.

Ma ,soprattutto, fanno credere che è gratis, mentre paghiamo il costo degli spot pubblicitari ogni volta che acquistiamo qualcosa.


Ma quanto costano 30 secondi di pubblicità in tv?

A dare un’occhiata ai costi che uno spazio pubblicitario medio comporta per essere riempito da un’azienda, sembrerebbe che non ci sia presupposto alcuno perché le televisioni commerciali (e non) possano lamentare uno stato di difficoltà. Eppure il dramma pare essere proprio questo, ovvero che in taluni casi, anche in occasione di grandi eventi. le spese abnormi per la realizzazione non vengano totalmente compensate dagli spazi venduti (vedi la serata di Benigni a fine dicembre 2012). Indipendentemente da tutto, un’indagine di ItaliaOggi ha provato a confrontare i costi di 30 secondi di pubblicità, a seconda delle fasce orarie, chiaramente influenti, per le diverse reti televisive.

La Rai – Indubbiamente la prima serata la fa da padrona, in Rai come altrove. Tra i programmi durante i quali uno spot pubblicitario pare costare di più c’è il ritorno di Ballando con le stelle in autunno. Per il programma di Milly Carlucci uno spot di trenta secondi costa ben 92mila €. Mediamente alta la spesa da sostenere per farsi pubblicità prima o dopo il Tg1 delle 20, dai 62mila agli 83mila euro, mentre la cifra si abbassa e non di poco per la seconda serata, quando Porta a Porta riesce a strappare 15 mila euro per slot. La cifra per Rai2 si ridimensiona, per quanto concerne la prima serata (dai 43mila ai 50mila euro), mentre la storia Domenica Sportiva riesce a racimolarne 30mila. Rai3 porta avanti i suoi cavalli di razza, Che Tempo che Fa e Ballarò, capaci di meritarsi slot di 30 secondi che vanno dai 62 ai 72mila euro.



Mediaset – Subito lampante, al di sopra della media per il carattere eccezionale della serata, sarà quanto spetta per uno spazio pubblicitario durante il concerto di Gianni Morandi all’Arena di Verona, che costerà oltre i 110 mila euro a spot. I leader del settore, come prevedibile che sia, per il Biscione, restano comunque Striscia la Notizia (79-82 mila) e un programma della scuderia De Filippi, ma quello che meno ci si aspetterebbe: Italia’s Got Talent (83-100 mila). A difendersi su Italia 1 sono Le Iene (che della sua durata di quasi tre ore ne occupa un terzo solo con la pubblicità (48 mila euro) e la Champion’s League con slot dal costo di 82 mila euro. Mentre sarà felice La7, dopo aver acquistato Salvo Sottile, nel sapere che è Quarto Grado il programma più appetitoso di Rete4 per la pubblicità (slot da 20mila euro).

Infine La7 e Sky – Le notizie relative a La7 fanno riferimento solo al futuro prossimo, quello dell’estate in corso, con poche novità e slot piuttosto ridimensionati quanto a domanda pubblicitaria: ci si aggira attorno ai 33mila euro a spazio per la Cairo Communication. Il proprietario della rete dunque, che si occupa anche della raccolta pubblicitaria, sta provando a marginalizzare molto su questo aspetto, tentando di non alterare troppo la squadra interna alla rete mirando alla massima raccolta coeva ad una massiccia spending review. Lo slot più costoso di Sky lo registra invece il primo canale di cinema ed è nettamente inferiore rispetto alle cifre sino ad ora citate, il che fa intuire la distanza che ancora intercorre tra Murdoch e le generaliste: 13 mila euro.
Fonte- Tv-fanpage






Sempre su Mediaset, dal 23 settembre ,va in onda lo spot a reti unificate:


Già... dopo il discorso di capodanno, adesso abbiamo anche  lo spot a reti unificate. Si chiama All21 ed è il progetto Mediaset che prevede uno spot di 60 secondi in onda in contemporanea, alle 21, su tutti i canali digitali del biscione: Canale5, Italia1, Retequattro, La5, Mediaset Extra, Iris e TopCrime.

La frammentazione del pubblico televisivo è un fatto. Ecco allora che All21 rappresenta l'opportunità di raggiungere in un colpo solo 10 milioni di telespettatori e uno share superiore al 30%. Il minuto puo' ospitare  fino a tre spot e ha riscosso il successo degli investitori. Il primo spazio è stato occupato da McDonald's


L'idea, in aperta concorrenza con la riedizione del Carosello Rai, ha fatto il pieno: sono stati acquistati tutti gli spazi disponibili per i prossimo 30 giorni. Ma quanto costano questi secondi d'oro? Fino al 28 settembre, 164 mila euro nei giorni feriali e 80 mila il sabato. Poi il prezzo sale: dal 29 settembre al 26 ottobre costerà 170 mila e 95 mila. Dal 27 ottobre a fine novembre, 169 mila e 94 mila euro.




Una riflessione ed un invito ai lettori , leggendo "Tutto senza chiederti nulla": comprate solo prodotti che non vengono pubblicizzati ,nell’alimentare, quello che trovate nei discount, marche sconosciute e prezzi bassi.
Secondo quanto riportato su alcuni siti, in internet, nel 2012 Mediaset si  accaparrato il 63% dell’intero mercato pubblicitario televisivo, vale a dire miliardi 2,048 e la Rai solo il 21%, vale a dire 680 milioni.


ANNAMARIA... a dopo


8 commenti:

  1. Un bel servizio. Informativo e informato.

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  2. ENZO
    Io affermo invece che è un brutto servizio. Informativo? sì, ma si legge benissimo che è una dissimulazione. Che cos'è la DISSIMULAZIONE? Significa dire o riferire o scrivere parte delle informazioni e occultarne una parte. sarà pure informato il pezzo ma è un esempio di partigianeria. sinistroide. E' un fatto che Berlusconi dà lavoro a circa 60.000 famiglie.
    Che significa che le persone poteva benissimo lavorare presso altre aziende? Mio figlio lavora in una Agenzia di viaggi ma avrebbe potuto lavorare anche in un'altra agenzia o azienda. Che sciocchezza e' questa.
    Vengo alla pubblicità che dà i ricavi.
    - MEDIASET lavora e fattura solo dalla pubblicità e fornisce trasmissioni;
    la RAI lavora e fattura la pubblicità ma ci sfila e ci borseggia l'ABBONAMENTO. Come mai l'estensore del pezzo - sicuramente di sinistra - omette di scriverlo fingendo di non saperlo?
    Non bisogna dimenticare che MEDIASET è una Azienda privata e come tale tende a guadagnare come ritiene necessario e opportuno. Se dovesse fallire, la responsabilità sarebbe solo di natura "PRIVATA".
    La RAI, di natura pubblica, fa i cavoli propri con programmi anche inguardabili, ma là si sentono al sicuro i dirigenti perché c'è il papà Stato - cioè noi cittadini - a sostenere le sue chiappe.
    In conclusione, il pezzo manca di obbiettività perchè disinforma i Lettorii dicendo le verità ma non le dice tutte intere.
    UN VOTO: 5
    Motivo: pezzo bene informato ma disinformativo.

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  3. Vista la situazione che si è sviluppata negli ultimi decenni e il dramma che stiamo vivendo, al di là di ogni partigianeria, non c'è stato nessun santo, dal momento che, saliti sugli sgabelli più alti, tutti hanno DISSIMULATO. Non ho ancora visto qualcuno che abbia favorito DAVVERO i cittadini fornendo loro servizi senza pensare principalmente ai propri interessi. Ma poi, ci sono ancora tutte stè persone convinte che ciascuno nel dare "informazioni" sul proprio operato mantenga un'assoluta imparzialità? Sarebbe come dire: non servitevi di me ma di un altro, perché è assolutamente meglio di me !!!

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    1. REPLAY . Vista la situazione che si è sviluppata negli ultimi decenni e il dramma che stiamo vivendo, al di là di ogni partigianeria, non c'è stato nessun santo, dal momento che, saliti sugli sgabelli più alti, tutti hanno DISSIMULATO. Non ho ancora visto qualcuno che abbia favorito DAVVERO i cittadini fornendo loro servizi senza pensare principalmente ai propri interessi. Ma poi, ci sono ancora tutte stè persone convinte che ciascuno nel dare "informazioni" sul proprio operato mantenga un'assoluta imparzialità? Sarebbe come dire: non servitevi di me ma di un altro, perché è assolutamente meglio di me !!! Mannaggiaaaaaaaaaa.....non è mia abitudine non firmare. La fretta gioca questi scherzi. Il commento è mio. maria.sa

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  4. ENZO
    Non replico agli anonimi ed è un peccato perché avrei altro da dire.

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    1. Forse inconsciamente non ho firmato . . . ti ho evitato un ulteriore peccato . . . SANTO SUBBBBBBBBITO !!! ah ah ah ah maria.sa

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  5. Enzo, Berlusconi ha "contribuito" con un importo più che triplo del suo valore all'acquisto di decoder a condizione che gestissero la smartcard (che tutti sappiamo la Rai non usa).
    Per pura combinazione l'allora presidente del consiglio era il proprietaro della principale società che vendeva tramite smartcard e, per ancor più singolare combinazione, i decoder venduti a prezzo esorbitante commercializzati da una società casualmente riconducibile alla medesima famiglia....e tanto altro ancora.
    E a proposito del canone eccoti un'analisi che trovo interessante.


    Il canone Rai che finanzia Mediaset
    08/11/2009

    "La proposta di non pagare il canone Rai è una sciocchezza. Mediaset non vuole boicottare il canone. Berlusconi sbaglia. Si sta dando delle martellate". (Fedele Confalonieri, La Stampa, 2/11/2009).
    Chissà cosa ha spinto il solitamente fido Fidel a contraddire così platealmente il suo capo e a liquidare così nettamente la campagna di stampa che i media del gruppo stanno facendo contro il canone Rai. Motivi politici? Economici? Strategici? Forse Fedele Confalonieri, che è alla testa di Mediaset da una vita, ha fatto semplicemente due conti. Abbiamo provato a farli anche noi. Anticipiamo il risultato: la sparizione del canone Rai costerebbe a Mediaset qualcosa come 5-600 milioni di euro all’anno. Mezzo miliardo e più. Vediamo perché.
    La Rai ha incassato dal canone, nel 2008, 1.603 milioni di euro. Molto di più di quanto non abbia ricavato dalle inserzioni pubblicitarie (1.092 milioni). Nello stesso anno, il gruppo Rti-Mediaset ha incassato in pubblicità 2.165 milioni. Se si descrive la faccenda disegnando la torta complessiva del mercato pubblicitario televisivo, si vede che la Rai ne ha preso uno spicchio poco più grande di un quarto (27,9%), mentre Mediaset ne ha mangiato più della metà (55,1%). Il resto si è diviso tra vari operatori “minori” (quanto meno dal punto di vista della raccolta pubblicitaria): Sky, La7, operatori delle tlc (1).
    Stando così le cose, uno potrebbe dire: se la Rai perde il canone, chiude, venendo ad essa a mancare quasi la metà dei suoi incassi. Senonché, bisogna ricordare che l’esistenza del canone Rai richiede e giustifica la presenza di un tetto alla raccolta pubblicitaria della stessa azienda: se salta il canone, salta il tetto. E se salta il tetto, le cose cambiano per tutti, perché la Rai può raccogliere più pubblicità sul mercato. A meno che parallelamente il mercato pubblicitario non registri un inaudito boom, questo vuol dire che qualcun altro ci perderà.

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  6. Chi ci perderà, e quanto? In questi casi gli economisti fanno un esercizio, che si chiama di “statica comparata” (2). A costo di banalizzare, lo spieghiamo come se fosse il conto del fruttivendolo. Mettiamo che la torta pubblicitaria, nel complesso, non cresca (nel 2008 era sui 4 miliardi, per la precisione 3.927 milioni). Mettiamo che, sparito il tetto, ciascuno si possa muovere in libertà cercando inserzionisti sul mercato. Mettiamo che ciascuna tv riceva pubblicità, più o meno, in base a quanta gente la vede (allo share medio del’anno in questione). Mettiamo che, nel nostro mondo futuro senza canone, lo share tra le varie tv sia uguale a quello che è stato nel 2008: 42,2% Rai, 39,4% Mediaset. Facciamo i conti: alla Rai spetterebbe il 42,2% della torta pubblicitaria, dunque 1.657 milioni di euro, mentre a Mediaset finirebbe il 39,4%, ossia 1.547 milioni. La Rai guadagnerebbe, in pubblicità, 561 milioni. Mediaset perderebbe, in pubblicità, 617 milioni (3).
    Finora le reazioni, i commenti, gli allarmi, si sono concentrati su quel che succederebbe in casa Rai: anche con l’aumento delle entrate della pubblicità, il bilancio si troverebbe in rosso, visto che i maggiori incassi dagli spot compenserebbero a malapena un terzo delle mancate entrate da canone. Però anche in casa Mediaset si aprirebbe un buco,anzi una vera e propria voragine. Morale: l’abolizione del canone non si farà mai. Perché il bollettino che paghiamo ogni anno alla Rai va a finanziare, almeno per 4 euro su 10, Mediaset. E né il composito proprietario della Rai né il mero proprietario di Mediaset possono permetterselo. Per quest’ultimo, sarebbe come darsi delle martellate.
    ps. Qualcuno potrebbe ipotizzare che il mero proprietario di Mediaset sia in grado di muovere il mercato pubblicitario a piacimento, e dunque tenere bloccato comunque il flusso di risorse verso la Rai, per non danneggiare l’altro vaso comunicante. Però in questo caso il conflitto di interessi diventerebbe troppo sfacciato persino per lui, e troppo evidenti anche i danni agli inserzionisti. Il meccanismo del canone, tutto sommato, permette di raggiungere lo stesso scopo con minori costi.
    Note
    1) I dati utilizzati sono tratti dalla Relazione annuale del Garante (Agcom) e da Auditel.
    2) Si veda Pier Luigi Parcu, in “La Rai prossima futura, chi la governa e chi la paga”, (Bevivino editore 2008). Sulle sue simulazioni, riferite ai bilanci 2006 e spiegate durante il seminario di studi dal quale è poi nata la pubblicazione citata, abbiamo inserito i dati aggiornati al 2008.
    3) Non tutti i 617 milioni “persi” da Mediaset finiscono alla Rai: la differenza si deve al ruolo che giocano gli operatori minori, che oggi rastrellano pubblicità in misura meno che proporzionale rispetto alla propria quota di mercato, mentre nel nostro assetto ipotetico la pubblicità seguirebbe lo share)
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    ps l'80 % dei programmi mediaset sono "spazzatura"

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