lunedì 23 dicembre 2013

POESIE DI NATALE 1 -SICILIA-LOMBARDIA




Natale 

in versi da ogni regione


   
Le poesie di Natale sono un classico indissolubilmente legato a queste feste tanto attese ogni anno; esse aiutano a trasmettere la tradizione di generazione in generazione, anche nell’epoca di internet che ha cambiato radicalmente il modo di scambiarsi gli auguri.                                                                                                   
Tutti conosciamo soprattutto l’aspetto consumistico e “godereccio” del Natale, immergendoci nell’atmosfera di allegria.                                                                                         
La poesia di Natale ha il pregio di far ricordare ai bambini, ma anche agli adulti, il vero significato, quello più profondo di questa ricorrenza.                        

Talvolta in poche parole qualunque sia il dialetto, racchiudono significati, pensieri, idee, emozioni, difficili da spiegare e raccontare, ma comprensibili così come usciti dalla penna degli autori.                                                                                               
Per questo mi piace proporvi alcuni versi dedicati al Natale da alcune delle nostre bellissime regioni, corredate, quando possibile, dalla traduzione.
Aprono la “carrellata” la Sicilia e la Lombardia . . . il motivo ?  A buon intenditor, poche parole !

 (GRAZIE ...STELLINA...Annamaria)




LOMBARDIA


VOGLIA DI NATALE

Col cœur an’mò ingarbiaa in de la cassina
el se bestira i òss l’ultim paisan,
e la candela pizza in la bosia
la mett in ciar i barlafus d’on temp:
la bròcca in del tripee portacadin,
l’acquasantin e la Maria Bambina
fassada in de la cuna d’on veder a campana.
E l’œucc el corr sui trav e sul camin
con dent an’mò freguj de scendra antiga.
La vœuja de Natal l’è lì con lù
sul materass de fœuja de melgon.
La vœuja d’on Natal come ona vòlta,
con tanti vos che riven de lontan,
come in d’on sògn…
Vos de tosann che canten sul sentee…
…là in fond… tra i fontanitt.. vesin al Lamber…
“Tu scendi dalle stelle…”
Su donca! Riva gent!
Gh’è chi el Natal, Natal come ona vòlta…
Mett el pariœu sul fœugh…
canella, acqua e saa, farina gialda…
e…alé…òli de gombed.
Se sgrana trii rosari
e se la cuntom-sù dent in la stalla.
Gh’è chì l’Armida, quella di ricamm,
el Gino cavallant cont el clarin…
i fiœu ch’hinn mai cressuu, el bergamin.
Tra el pòrtich e la stalla… quanta gent…
ghe vœur an’mò on quej scagn, ona banchetta
e on para de fiaschett… per la polenta.
Se smòrza la candela sul ciffon,
el gatt el s’è fognaa in d’on quej canton
e intant l’ultim paisan
el nega in d’on bell sògn…
e par ch’el rida.


Traduzione
Con il cuore ancora aggrovigliato nella cascina
si stiracchia le ossa l’ultimo contadino.
E la candela accesa nella bugia
mette in luce le cianfrusaglie di un tempo:
la brocca nel treppiedi porta catino,
l’acquasantiera e la Maria Bambina
fasciata nella culla
di una campana di vetro.
E l’occhio corre sulle travi e sul camino
con dentro ancora briciole di antica cenere.
La voglia di un Natale è lì con lui
sul materasso di foglie di granoturco.
La voglia di un Natale come un tempo,
con tante voci che arrivano da lontano,
come in sogno…
Voci di ragazze che cantano sul sentiero…
…là in fondo… tra i fontanili… vicino al Lambro…
“Tu scendi dalle stelle…”
Su, dunque! Arriva gente…
C’è qui Natale, il Natale di un tempo…
Metti il paiolo sul fuoco…
cannella, acqua e sale, farina gialla…
e… alé… olio di gomito.
Si sgranano tre rosari
e ce la raccontiamo dentro la stalla.
C’è l’Armida, quella dei ricami…
il Gino cavallante con il clarino…
i figli mai cresciuti, il bergamino.
Tra il portico e la stalla… quanta gente…
occorrono altre sedie, una panca
e un paio di fiaschetti per la polenta.
Si spegne la candela sul comodino,
il gatto si è ficcato in qualche angolo
e intanto l’ultimo contadino
annega in un bel sogno
e sembra ridere.



SICILIA




NATALE OGGI

Ora ca s’avvicina lu Natali
Me’ figghiu voli rigalatu un jocu
E già pripara la so’ littricedda
Pi’ dumannari qualchi cosa bedda.
“Papà”, mi dissi, “vulissi rigalatu
Lu robot, ca si trasfurma e parra,
e poi ancora la televisioni
unni vidiri sulu li cartoni.
Vulissi puru unu di ddi jochi
Ca servinu a cumprenniri la vita,
Oppuru lu computer ‘ntilligenti,
ca fa li cunta e nun si scorda ‘i nenti”.

Mi vinni ‘n menti lu me tempu jutu,
di quannu ‘stu binessiri nun c’era,
e lu cchiù beddu pupu canusciutu,
fu ‘na quasetta china ‘i sirratura


Traduzione

NATALE OGGI
Ora che Natale s’avvicina
mio figlio vuole in regalo un gioco
e già prepara la letterina
per domandare qualcosa carina.
“Papà”, mi disse, “vorrei in regalo
un robot, che si trasforma e parla,
e poi ancora la televisione
dove vedere solo cartoni animati.
Vorrei anche uno di quei giochi
che servono a capire la vita,
oppure il computer intelligente,
che fa di conto e non dimentica nulla”.
Mi torna in mente il mio tempo andato,
quando questo benessere non c’era,
e il gioco più bello conosciuto
fu una calzetta piena di segatura.



Vi piace l’idea? Spero allora che gradirete le prossime

 poesie . . . in giro per la nostra bella Italia.





Buone feste a tutti da . . . Maria !

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